Agli albori della Seconda Guerra Mondiale, Albert Einstein firma una lettera, scritta insieme al fisico ungherese Leó Szilárd, destinata al presidente degli Stati Uniti, Franklin D. Roosevelt, per informarlo sugli sviluppi della Germania riguardo la creazione di una bomba atomica. Oltre a questo, poi, suggerisce anche che il governo avvii, quanto prima, un proprio programma di studio per battere il nemico sul tempo. E, proprio grazie a tale esortazione, Roosvelt decide di creare le basi per quello che la Storia conosce come il Progetto Manhattan, guidato da Oppenheimer. Di seguito la parte della lettera relativa proprio all’eventualità non lontana di una bomba atomica.
Nel corso degli ultimi quattro mesi è stato reso probabile – attraverso il lavoro di Joliot in Francia e di Fermi e Szilárd in America – che possa diventare possibile avviare una reazione nucleare a catena in una grande massa di uranio, dalla quale verrebbero generate grandi quantità di energia e grandi quantità di nuovi elementi simili al radio. Ora sembra quasi certo che ciò possa essere raggiunto nell’immediato futuro. Questo nuovo fenomeno condurrebbe anche alla costruzione di bombe, ed è ipotizzabile – sebbene molto meno certo – che possano essere costruite bombe così potenti di un nuovo tipo.
Una singola bomba di questo tipo, trasportata da una imbarcazione e fatta esplodere in un porto, potrebbe benissimo distruggere l’intero porto insieme a una parte del territorio circostante. Tuttavia, tali bombe potrebbero verosimilmente rivelarsi troppo pesanti per il trasporto aereo. Mi risulta che la Germania abbia effettivamente interrotto la vendita di uranio dalle miniere cecoslovacche di cui ha preso il controllo. Il fatto che abbia dovuto agire così presto potrebbe forse essere compreso sulla base del fatto che il figlio del sottosegretario di Stato tedesco, von Weizsäcker, è addetto al Kaiser-Wilhelm-Institut a Berlino, dove si sta ora ripetendo parte del lavoro americano sull’uranio.
La lettera fu recapitata al presidente americano l’11 ottobre 1939. Un tempo distante dalla data di effettiva scrittura, studiato appositamente dal signor Alexander Sachs, uomo vicino a Roosevelt, per permettere al capo della Casa Bianca di essere attento al 100%, visto che, il primo settembre 1939, la Germania aveva invaso la Polonia, creando una crisi bellica di portata mondiale. In quella data Sachs incontrò il presidente e altri notabili importanti tra cui due esperti di ordigni, il tenente colonnello dell’esercito Keith F. Adamson ed il comandante della marina Gilbert C. Hoover. Roosevelt recepì il messaggio e appunto diede il la a una catena di eventi che avrebbe cambiato il corso della Storia.