Alcune date restano impresse nella storia di una nazione più di altre. Il 25 luglio 1943 è una di queste. In questo giorno, infatti, la seduta del Gran Consiglio del fascismo, organo supremo del regime, si riunisce. E di fatto sancisce l’esautorazione di Benito Mussolini. Una scelta legata ormai alle ridotte possibilità di vincere la guerra, con lo sbarco degli Alleati al sud. E alla generale sensazione che l’Italia dovesse liberarsi dal giogo della dittatura.
Il Consiglio si ritrova, dunque, per la prima volta in quattro anni nel pomeriggio. Alla presenza del presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, Dino Grandi. Ci sono anche il vecchio generale Emilio De Bono, il segretario del Partito fascista Carlo Scorza, il presidente dell’Accademia d’Italia Luigi Federzoni, Roberto Farinacci, Giuseppe Bottai e il genero del duce, Galeazzo Ciano.
Dopo un primo intervento di Mussolini sulla disastrosa situazione militare italiana, Dino Grandi presenta un ordine del giorno che accusa il regime fascista di aver portato l’Italia sull’orlo della sconfitta. Mussolini viene messo in minoranza e viene ricevuto da Vittorio Emanuele III a Villa Savoia per dare le dimissioni da capo del governo. Il Re accetta le dimissioni e lo fa arrestare.
Contestualmente, sono attribuite al sovrano, al Gran Consiglio e al Parlamento, tutte le funzioni e le prerogative previste dallo Statuto Albertino, che la dittatura aveva concentrato in un’unica figura.
Alle ore 22:45 la radio annuncia la caduta di Mussolini. Il nuovo governo sarà nelle mani del generale Pietro Badoglio. Il fascismo è finito, ma non la guerra, come annuncia lo stesso Badoglio.
Tanto basta ai cittadini, però, per festeggiare con manifestazioni spontanee, subito represse dai militari. Le case del fascio, considerate come emblemi della violenza e della sopraffazione, sono prese comunque d’assalto.
Il nuovo esecutivo emana una serie di provvedimenti, come lo scioglimento del Partito Nazionale Fascista e di tutte le organizzazioni dipendenti. Mussolini viene trasferito a Campo Imperatore a fine estate del 1943, sul Gran Sasso, in una zona isolata. Un’operazione militare condotta dai paracadutisti tedeschi ne permette però la fuga, il 12 settembre del ’43, a poche ore dalla resa dell’Italia agli Alleati. Dopo soli 40 giorni nasce il partito fascista repubblicano, che dà vita alla Repubblica Sociale Italiana, a Salò, con una organizzazione militare sia maschile che femminile che dura sino al 25 aprile del 1945. Giorno della Liberazione.