Il Discorso sullo Stato dell’Unione è un evento chiave della politica statunitense. Ogni anno, il presidente degli Stati Uniti si rivolge al Congresso per illustrare la situazione del Paese e le sue priorità legislative. Non si tratta solo di un aggiornamento formale: è un’occasione per definire l’agenda politica dell’amministrazione e influenzare l’opinione pubblica. Nel tempo, il discorso si è evoluto, diventando un appuntamento di grande rilevanza mediatica, trasmesso in diretta su più piattaforme per raggiungere il maggior numero possibile di cittadini.
La Costituzione degli Stati Uniti, nell’Articolo II, Sezione 3, stabilisce che il presidente deve “di tanto in tanto dare al Congresso informazioni sullo Stato dell’Unione” e suggerire le misure che ritiene necessarie. I primi due presidenti, George Washington e John Adams, rispettavano questa norma con un discorso annuale in presenza. Tuttavia, Thomas Jefferson interruppe questa tradizione, ritenendola troppo simile alla prassi monarchica britannica, e preferì inviare un rapporto scritto. Questa consuetudine rimase in vigore fino al 1913, quando il presidente Woodrow Wilson ripristinò il discorso in persona, trasformandolo in uno strumento per promuovere il programma politico dell’amministrazione.

Con l’avvento della radio e della televisione, il discorso acquisì ancora più importanza. Nel 1923, Calvin Coolidge fu il primo presidente a trasmetterlo via radio, mentre nel 1947 Harry Truman lo portò per la prima volta in televisione. Fu proprio in quell’anno che l’evento assunse il nome attuale di “State of the Union”, sostituendo il più generico “Messaggio annuale al Congresso”. Nel 1965, Lyndon Johnson decise di spostare l’orario del discorso alla sera, per massimizzare l’audience televisiva, un’abitudine mantenuta dai suoi successori. Dal 2002, il discorso è trasmesso anche in streaming su internet.
Tradizionalmente, il discorso si teneva in dicembre, all’apertura del Congresso. Tuttavia, con la ratifica del Ventesimo Emendamento nel 1933, le sessioni del Congresso iniziarono a gennaio, e così anche il Discorso sullo Stato dell’Unione venne spostato nei primi mesi dell’anno. Oggi, il presidente tiene il discorso tra gennaio e febbraio, previa un’invito ufficiale del presidente della Camera a utilizzare l’aula della Camera dei Rappresentanti.
A partire dal 1981, il presidente Ronald Reagan introdusse una nuova prassi: i presidenti appena insediati tengono un discorso al Congresso nel primo anno di mandato, ma senza chiamarlo ufficialmente “State of the Union”. Questa distinzione è stata mantenuta nei decenni successivi.
Per garantire la continuità del governo in caso di emergenza, è stato introdotto un protocollo di sicurezza: un membro del gabinetto presidenziale viene tenuto in una località sicura e segreta durante l’evento. Dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, una misura simile è stata applicata anche al Congresso, con due membri (uno per partito) che restano assenti dalla cerimonia. Presenti invece i vertici delle forze armate, i membri del corpo diplomatico e i giudici della Corte Suprema che scelgono di partecipare.
Oggi, il Discorso sullo Stato dell’Unione non è solo un appuntamento istituzionale, ma un evento mediatico di grande impatto, capace di influenzare il dibattito politico e l’opinione pubblica negli Stati Uniti e nel mondo.
Nelle scorse ore, il primo discorso sullo Stato dell’Unione fatto dal presidente Trump, all’inizio del secondo mandato si è segnalato come il più lungo della storia.