Il 4 luglio 1776 segna una delle date più importanti della storia degli Stati Uniti. Quel giorno, a Filadelfia, il Secondo Congresso Continentale approva la Dichiarazione d’Indipendenza, un documento destinato non solo a sancire la rottura con la Gran Bretagna, ma anche a definire i valori fondanti della futura nazione americana. Redatto principalmente da Thomas Jefferson, con il contributo di John Adams, Benjamin Franklin, Roger Sherman e Robert Livingston, il testo è uno degli atti politici più celebri della storia moderna.
La Dichiarazione d’Indipendenza, infatti, è la risposta a una lunga serie di tensioni tra le 13 colonie americane e il governo britannico. Dalla metà del XVIII secolo, i coloni erano sempre più scontenti per le tasse imposte da Londra, come il Stamp Act del 1765 o il Tea Act del 1773, senza alcuna rappresentanza nel Parlamento britannico. Il motto no taxation without representation diventa così il simbolo della protesta.

Quando nel 1775, poi, iniziano gli scontri armati tra coloni e soldati britannici la rivoluzione è già in atto. Ma solo un anno dopo si arriva alla decisione formale di separarsi dalla madrepatria. La Dichiarazione, dunque, viene approvata il 2 luglio 1776, ma resa pubblica due giorni dopo, il 4 luglio, data in cui gli Stati Uniti celebrano ancora oggi la loro festa nazionale.
Il documento si divide in tre parti principali:
- Una premessa filosofica: Jefferson vi affermava i diritti naturali degli esseri umani, ispirandosi alle idee dell’illuminismo, in particolare a quelle di John Locke.
- Una lista di accuse al re Giorgio III: la parte più lunga del documento elenca 27 offese commesse dal sovrano britannico, tra cui lo scioglimento arbitrario delle assemblee coloniali, il mantenimento di eserciti permanenti in tempo di pace, e l’imposizione di tasse senza consenso.
- La dichiarazione finale di indipendenza: in conclusione, le colonie si dichiarano libere e indipendenti e affermano il diritto di fare guerra, concludere la pace, stringere alleanze, stabilire commercio come ogni altro Stato sovrano.
Al di là delle sue conseguenze politiche immediate, la Dichiarazione d’Indipendenza rappresenta uno dei primi esempi storici in cui un popolo fonda la legittimità del proprio Stato su principi universali e non su un sovrano o una religione. Nonostante l’apparente universalità dei suoi ideali, però, va anche ricordato che nel 1776 questi diritti non venivano riconosciuti né alle donne, né agli schiavi africani, né ai nativi americani.