La Magna Charta Libertatum, o più semplicemente Magna Charta, fu un documento redatto in Inghilterra nel 1215, sotto il regno di Giovanni Senza Terra, fratello di Riccardo Cuor di Leone. Fu il risultato di una crisi tra il re e i suoi baroni feudali, insoddisfatti per le tasse elevate e l’abuso di potere reale. La tensione giunse al culmine quando i nobili, armati e decisi a limitare l’autorità monarchica, costrinsero il sovrano a siglare l’accordo nei pressi di Runnymede, lungo il Tamigi, il 15 giugno 1215.
La Magna Charta non fu una costituzione nel senso moderno, ma un compromesso politico che riconosceva alcuni diritti feudali e limitava le pretese fiscali e militari del re. Il documento conteneva 63 articoli, tra cui clausole che stabilivano la protezione dei diritti della Chiesa, la garanzia di un giusto processo e il divieto di tasse arbitrarie senza il consenso dei baroni. Una delle più celebri affermazioni era che nessun uomo libero poteva essere imprigionato senza un giudizio legale, principio che anticipa il moderno concetto di habeas corpus.

Benché inizialmente annullata dal Papa Innocenzo III, che sosteneva il potere assoluto del re, la Magna Charta fu rieditata diverse volte nei decenni successivi, specialmente durante i regni dei successori di Giovanni. Con il tempo, il documento acquisì un valore simbolico crescente, diventando punto di riferimento per la limitazione del potere monarchico e l’affermazione dello Stato di diritto.
In epoca moderna, la Magna Charta ha ispirato testi fondamentali come la Petition of Right (1628), l’Habeas Corpus Act (1679), e persino la Costituzione degli Stati Uniti e la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino (1789). Oggi, la Magna Charta è considerata una pietra miliare del diritto occidentale. Ne esistono quattro copie originali superstiti del 1215, custodite in Gran Bretagna, tra cui una esposta al British Library di Londra.