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Home » Cultura » Storia » Dopo Napoleone, il caos: come il Congresso di Vienna ha riportato l’ordine (e perché è ancora attuale)

Dopo Napoleone, il caos: come il Congresso di Vienna ha riportato l’ordine (e perché è ancora attuale)

Storia e attualità si incontrano: cosa ci insegna oggi il Congresso di Vienna sull’equilibrio e la stabilità globale.
Tiziana MorgantiDi Tiziana Morganti9 Giugno 2025
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Una rappresentazione del Congresso di Vienna
Una rappresentazione del Congresso di Vienna - Fonte: Studenti.it
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Nei manuali di Storia è considerato come un evento fondativo dell’Europa moderna, una lezione sempre attuale di diplomazia, potere e ordine internazionale. Ma anche un avviso su come, una volta innestato il cambiamento, è impossibile tornare indietro. Si tratta, ovviamente, del Congresso di Vienna, riunito tra il novembre 1814 e il giugno 1815, all’indomani delle guerre napoleoniche.

Promosso dall’Austria e guidato da figure di spicco come il principe austriaco Metternich, il ministro britannico Castlereagh, lo zar Alessandro I e il francese Talleyrand, riunisce tutte le principali potenze europee. L’obiettivo? Ripristinare l’equilibrio dopo l’uragano rivoluzionario francese e napoleonico. Non si tratta, però, solo di restaurare monarchie cadute, ma soprattutto di costruire un nuovo assetto per impedire il ritorno di guerre sistemiche.

Napoleone Bonaparte ritratto in un quadro attualmente al Belvedere di Vienna
Napoleone Bonaparte ritratto in un quadro attualmente al Belvedere di Vienna . Fonte: CataWIKI

Uno dei concetti centrali del Congresso, infatti, è l’equilibrio di potenza, un principio che avrebbe influenzato la diplomazia per oltre un secolo. Le decisioni prese a Vienna, dal ritorno della monarchia in Francia alla creazione della Confederazione germanica, tracciano un ordine internazionale che, con alterne vicende, riesce a durare fino alla Prima guerra mondiale. Non a caso molti storici parlano di un lungo Ottocento, iniziato proprio lì.

Ma perché parlarne ancora oggi? Perché il Congresso di Vienna è un esempio straordinario di diplomazia multilaterale. In un’epoca come la nostra, segnata da crisi geopolitiche globali, guerre e tensioni tra blocchi, la lezione di Vienna è più attuale che mai. Nonostante le differenze culturali, religiose e ideologiche, infatti, le potenze del tempo trovano un compromesso. L’obiettivo non è la pace giusta, ma la pace possibile.

Certo, non mancano le ombre. Il Congresso, infatti, ha ignorato le aspirazioni liberali e nazionali dei popoli europei, piantando i semi delle rivoluzioni successive. Ma proprio per questo rappresenta anche un monito: senza un equilibrio tra stabilità e partecipazione, l’ordine imposto rischia di essere effimero.

Parlare oggi del Congresso di Vienna, dunque, significa riflettere sulle radici profonde della diplomazia europea e su quanto, nel caos della contemporaneità, possiamo ancora imparare da quel tentativo, imperfetto ma ambizioso, di costruire un mondo più stabile.

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