Il 29 maggio 1985, lo stadio Heysel di Bruxelles divenne il teatro di una delle più gravi tragedie nella storia del calcio. Poco prima dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, un gruppo di hooligan inglesi sfondò le barriere separanti i settori, assaltando il settore Z, occupato da tifosi juventini e spettatori neutrali. La fuga precipitosa causò il crollo di un muro, provocando la morte di 39 persone, principalmente italiani, e il ferimento di oltre 600.
Fu un momento davvero angosciante, testimoniato dalla telecronaca in diretta di Bruno Pizzul, il cui tono di voce attonito e addolorato è ancora oggi esempio di grandezza umana e professionale. In quelle ore concitate, infatti, l’UEFA decise di far giocare lo stesso l’incontro, vinto poi dalla Juventus in un clima surreale.
Le indagini successive attribuirono la responsabilità principale agli hooligans del Liverpool, ma emersero anche gravi negligenze da parte delle autorità belghe e dell’UEFA. Lo stadio presentava carenze strutturali e le misure di sicurezza erano inadeguate. Il processo portò alla condanna di 14 tifosi inglesi e di alcuni funzionari belgi, tra cui il segretario della Federcalcio belga, Albert
In risposta alla tragedia, l’UEFA bandì i club inglesi dalle competizioni europee per cinque anni, sei per il Liverpool. Il governo britannico, guidato da Margaret Thatcher, introdusse misure severe contro il fenomeno degli hooligan, tra cui il divieto di accesso agli stadi per i tifosi violenti e l’implementazione di sistemi di videosorveglianza. Tuttavia, fu solo dopo la successiva tragedia di Hillsborough nel 1989, quando morirono 96 persone nella semifinale di FA Cup tra Liverpool e Nottingham Forest, che vennero adottate riforme significative nella gestione della sicurezza negli stadi.
A distanza di 40 anni, Liverpool e Juventus hanno collaborato per commemorare le vittime dell’Heysel. Il club inglese ha annunciato la creazione di un nuovo memoriale ad Anfield, intitolato “Forever Bound”, che raffigura le sciarpe intrecciate dei due club in bronzo, con i nomi delle vittime incisi su porcellana italiana.
Bruce Grobbelaar, portiere del Liverpool nel 1985, era ad Anfield quando il club, fresco campione d’Inghilterra ha annunciato l’iniziativa. “Primo, perché io ero lì. Secondo, perché mia madre era venuta dall’Africa. Era la prima volta che mi vedeva giocare. Dopo, si è girata verso di me e ha detto: ‘Se questo è il calcio, io non voglio farne parte’. Ha lasciato un’impronta duratura nella mia psiche. Ho dovuto conviverci per tutto questo tempo. Non mi ha mai più visto giocare“.