Quando pensiamo a un processo giudiziario, ci aspettiamo che l’imputato sia vivo, presente e in grado di difendersi. Eppure, nella storia dell’umanità, ci sono stati casi in cui i tribunali hanno deciso di processare persone già morte da tempo.
Il caso più macabro e celebre rimane senza dubbio quello di Papa Formoso, protagonista di quello che oggi è noto come il Sinodo del Cadavere. Nel gennaio dell’anno 897, Papa Stefano VI decise di cancellare completamente l’eredità del suo predecessore, accusandolo di usurpazione. Formoso era morto nove mesi prima, ma Stefano VI insistette affinché il suo corpo fosse presente in tribunale. Il cadavere in decomposizione fu esumato, vestito con i paramenti ecclesiastici e fatto sedere sul trono papale. Sebbene fosse stato assegnato un diacono per parlare a suo nome, fu Stefano VI a dominare l’aula, vincendo ovviamente il processo.

Un altro caso emblematico risale al 1618, quando Gilles van Ledenberg, leader dei Rimostranti, un movimento religioso in esilio, fu arrestato per tradimento. Convinto che i suoi figli avrebbero potuto ereditare i suoi beni se fosse morto prima del processo, Van Ledenberg si tolse la vita nel settembre dello stesso anno. Si sbagliava. Nel maggio successivo fu processato e condannato: il suo patrimonio fu confiscato e il suo corpo imbalsamato e mummificato fu condannato a essere impiccato. La bara contenente il cadavere fu appesa a un patibolo per ventuno giorni prima di essere seppellita.
Nel caso di Giovanna d’Arco, il processo postumo ebbe invece uno scopo opposto: la riabilitazione. La giovane condottiera francese fu bruciata sul rogo il 30 maggio 1431 dopo essere stata accusata di eresia. Quasi vent’anni dopo, quando le forze inglesi furono cacciate da Rouen, la madre e i fratelli di Giovanna chiesero la revisione del processo. Papa Callisto III acconsentì e i documenti originali furono riesaminati. Il 7 luglio 1456, l’Inquisitore Generale concluse l’indagine e annullò il processo originale per frode e procedure improprie. Giovanna d’Arco fu dichiarata martire e la sua memoria divenne un simbolo nazionale per la Francia.
Un episodio particolare coinvolse i fratelli Alessandro e Giovanni Ruthven, che nel 1600 furono accusati di aver tentato di rapire il re Giacomo VI di Scozia nella cosiddetta Congiura di Gowrie. Entrambi morirono durante lo scontro con le guardie reali, ma il re volle comunque processarli dopo la loro morte.
Più recentemente, nel 2013, il governo russo processò successivamente Sergei Magnitsky, un avvocato che nel 2008 aveva denunciato una frode fiscale commessa da funzionari russi. Magnitsky fu arrestato e morì in prigione undici mesi dopo, vittima di percosse e mancanza di cure mediche per una pancreatite. Nonostante la sua morte, il governo russo lo processò e lo condannò per evasione fiscale.
Tra i casi più controversi figura anche quello di Martin Bormann, uno dei più stretti collaboratori di Adolf Hitler. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Bormann scomparve e fu dato per morto, ma la mancanza di un corpo certo spinse il Tribunale di Norimberga a processarlo in contumacia nel 1946. Fu condannato a morte per crimini contro l’umanità.
Nel Medioevo, anche i santi non erano al riparo da processi postumi. Santa Genoveffa, patrona di Parigi, fu sottoposta a un processo ecclesiastico dopo la sua morte per verificare l’autenticità dei miracoli a lei attribuiti. La procedura era parte del lungo percorso di canonizzazione e serviva a distinguere i veri santi dai falsi culti.
Nel 1562, George Gordon, 4º Conte di Huntly, affrontò le truppe di Maria, Regina di Scozia, nella battaglia di Corrichie, per il controllo del Contado di Moray. Huntly, che ne rivendicava il diritto, perse contro il fratellastro illegittimo di Maria, James Stewart, a cui era stato concesso il titolo. Sconfitto, Huntly fu imprigionato ad Aberdeen Tolbooth, dove morì quella stessa notte.Nonostante la sua morte, Maria proseguì con il processo. Il corpo di Huntly fu eviscerato, conservato sotto sale e portato a Edimburgo. Nel maggio 1563, sette mesi dopo la sua morte, il suo cadavere fu esposto in una bara aperta e verticale durante il processo, dove fu dichiarato colpevole di tradimento.
Farinata degli Uberti, nobile fiorentino e leader ghibellino del XIII secolo, fu scomunicato e processato postumo dall’Inquisizione fiorentina nel 1283, più di vent’anni dopo la sua morte. Le accuse riguardavano l’eresia e il sostegno politico ai nemici della Chiesa. La sua condanna comportò la distruzione della sua tomba e la confisca dei beni familiari, infliggendo un duro colpo al prestigio della casata degli Uberti.
Infine, Henry Plummer, sceriffo del Montana nel XIX secolo, fu impiccato nel 1864 per essere stato il capo di una banda di fuorilegge. Sebbene fosse già morto per impiccagione, anni dopo fu sottoposto a un processo postumo per stabilire con certezza la sua colpevolezza e legittimare l’esecuzione sommaria che aveva subito.