La rivalità tra Israele e Iran è uno degli scontri più radicati e complessi del Medio Oriente contemporaneo. Non è un conflitto armato diretto tra due eserciti, ma una guerra per procura, ideologica e geopolitica, che affonda le sue radici nella rivoluzione iraniana del 1979 e che continua a infiammare la regione.
Negli anni ’50 e ’60, le relazioni tra Israele e l’Iran dello scià Mohammad Reza Pahlavi, però, erano buone. Entrambi erano alleati degli Stati Uniti e vedevano con preoccupazione l’espansionismo arabo. Tutto cambia, però, proprio nel 1979 con l’ascesa dell’ayatollah Khomeini. L’Iran diventa una repubblica islamica teocratica, fondata sulla lotta al Grande Satana, gli USA, e al Piccolo Satana, Israele, considerato un nemico dell’Islam e degli oppressi palestinesi.

Da allora ha iniziato a costruire un’alleanza regionale finanziando e armando gruppi ostili come Hezbollah in Libano, Hamas e la Jihad Islamica in Palestina, e milizie sciite in Siria e Iraq. Lo stato di Israele, a sua volta, ha reagito con una strategia di contenimento militare: raid contro obiettivi iraniani in Siria, attacchi mirati a funzionari e scienziati, cyberattacchi e azioni di intelligence.
Uno dei nodi più critici, però, è il programma nucleare iraniano, che Israele considera una minaccia esistenziale. Lo Stato ebraico, infatti, si è sempre opposto a un Iran dotato di armi atomiche, mentre Teheran sostiene che il suo programma sia civile. Il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare nel 2018 e la risposta iraniana, inoltre, ha aumentato l’arricchimento dell’uranio, hanno aggravato le tensioni.
Il conflitto, poi, è diventato ancora più instabile con le guerre in Siria e Gaza. Nel primo caso, Israele ha colpito ripetutamente obiettivi iraniani per impedire che Teheran creasse un corridoio militare fino al Mediterraneo. A Gaza, invece, la recente guerra con Hamas ha riacceso l’asse Iran-Hezbollah,
La rivalità tra Israele e Iran, dunque, non è solo militare: è una lotta per il futuro del Medio Oriente, tra un regime teocratico anti-occidentale e una democrazia militarmente avanzata che rivendica il diritto all’autodifesa. Finché non ci sarà un accordo sul nucleare e una ridefinizione degli equilibri regionali, dunque, il rischio di un’escalation resta concreto, come ha dimostrato l’attacco della scorsa notte ai siti nucleari iraniani da parte di Israele.