La battaglia di Berlino, combattuta tra l’aprile e il maggio del 1945, è stato l’atto finale del teatro europeo della Seconda guerra mondiale. Uno scontro feroce, senza tregua, che ha segnato non solo la fine del Terzo Reich, ma anche l’inizio di un nuovo equilibrio globale. Il suo culmine, in particolare, è immortalato in un’immagine destinata a diventare leggenda: la bandiera rossa dell’Unione Sovietica issata sul Reichstag, cuore simbolico della Germania nazista. Ma come si è arrivati al quel momento?
Nel gennaio del 1945, le truppe sovietiche hanno ormai sfondato le difese tedesche sul fronte orientale e si preparano all’assalto finale a Berlino. Allo stesso tempo, le forze alleate stanno avanzando da ovest. Stalin, però, è irremovibile: vuole che siano i sovietici a conquistare la capitale tedesca. Per lui non è solo una questione militare, ma soprattutto ideologica e propagandistica.

Così, il 16 aprile 1945, l’Armata Rossa lancia l’offensiva finale con l’Operazione Berlino. Oltre 2,5 milioni di soldati, migliaia di carri armati e un’incredibile potenza di fuoco si muovono verso il cuore della Germania. Berlino è circondata e isolata. Hitler, rifugiato nel suo bunker, continua a dare ordini scollegati dalla realtà, mentre il popolo tedesco affronta una delle settimane più drammatiche della sua storia.
I combattimenti, infatti, sono stati brutali. I sovietici avanzano casa per casa, affrontando un esercito tedesco ridotto allo stremo ma ancora determinato a difendere la capitale. Le SS, i Volkssturm, ossia le milizie civili e soldati regolari combattono con la disperazione di chi sa di avere le ore contate. A pagare il prezzo più alto, però, sono i civili: fame, bombardamenti continui e violenze diffuse segnano ogni giorno di quella battaglia.
Tra il 16 aprile e il 2 maggio, dunque, Berlino viene letteralmente rasa al suolo. I numeri parlano chiaro: oltre 80.000 morti tra i soldati sovietici, circa 150.000 tra i tedeschi e decine di migliaia di vittime civili. Sembra che l’apocalisse si sia scatenata nel cuore dell’Europa. l simbolo più potente di tutta la campagna, però, arriva il 30 aprile 1945. Quel giorno, mentre Hitler si toglie la vita nel suo bunker insieme a Eva Braun, i soldati dell’Armata Rossa arrivano davanti al Reichstag, l’edificio simbolo del potere tedesco. L’assalto è durissimo: combattimenti corpo a corpo, incendi, mitragliatrici piazzate tra le colonne. Ma alla fine, nel cuore della notte, i sovietici hanno la meglio. Un gruppo di soldati riesce a salire sul tetto e, in uno dei gesti più teatrali e significativi della guerra, Raqymzhan Qoshqarbaev e Georgij Bulatov issano la bandiera rossa dell’Unione Sovietica.
Un momento immortalato dal fotografo sovietico Yevgeny Khaldei. La sua foto, in parte ritoccata per motivi propagandistici, mostrava due soldati che sventolano la bandiera rossa sul Reichstag. L’immagine diventa immediatamente un’icona, il simbolo della sconfitta definitiva del nazismo e dell’inizio dell’egemonia sovietica nell’Europa orientale.