Figlia di papa Alessandro e sorella del temuto Cesare, Lucrezia Borgia è passata alla storia come una donna seducente e pericolosa, sospettata di essere una maestra di veleni, implicata in omicidi, complotti e scandali di corte. Ma quanto di tutto questo è vero? Era davvero un’esperta nell’arte dell’avvelenamento, o si tratta di una leggenda nera costruita ad arte?
La sua fama come avvelenatrice nasce nel clima torbido delle corti italiane del Cinquecento, dove la lotta per il potere è spietata e la calunnia un’arma diffusa. I Borgia, in particolare, sono osteggiati da numerosi nemici politici che non esitano a diffondere voci e accuse infamanti. In questo contesto, Lucrezia viene spesso dipinta come una femme fatale, crudele e senza scrupoli, capace di eliminare i suoi oppositori con il veleno.
Secondo alcune fonti, avrebbe posseduto un anello con un compartimento segreto, usato per versare veleno nel vino o nel cibo delle vittime. Questa immagine, suggestiva e teatrale, ha ispirato romanzi, opere liriche e film, contribuendo a fissare nell’immaginario collettivo la figura della “venefica” per eccellenza.

In realtà le prove concrete dell’attività di Lucrezia come avvelenatrice sono deboli o del tutto assenti. I documenti storici, soprattutto quelli coevi, non riportano accuse dirette o testimonianze attendibili che la coinvolgano in omicidi per avvelenamento. Anzi, da alcuni resoconti emerge l’immagine di una donna colta, diplomatica e benvoluta nelle corti in cui ha vissuto, in particolare a Ferrara, dove è stata duchessa dopo il matrimonio con Alfonso I d’Este.
Qui Lucrezia si distingue per il suo mecenatismo, ospita poeti, artisti e filosofi, e promuove la cultura rinascimentale con grande impegno. Alcuni storici moderni, dunque, sottolineano come il mito dell’ avvelenatrice senza pietà sia frutto di una combinazione tossica di misoginia, propaganda politica e sensazionalismo letterario.
Per concludere, Lucrezia Borgia non può essere definita con certezza un’esperta di veleni. Il ritratto oscuro tramandato dai secoli sembra più il frutto di una narrazione costruita per screditare la sua famiglia e, più in generale, per alimentare il mito della donna pericolosa e corrotta. Le fonti moderne, più neutrali e documentate, invece, tendono a vedere in lei una vittima del suo tempo, usata come pedina politica e poi trasformata in icona letteraria.