Il 21 luglio 1798, sotto il sole rovente dell’Egitto, Napoleone Bonaparte guidò l’Armata di Francia nella Battaglia delle Piramidi: di fronte alle imponenti piramidi di Giza, il giovane generale trasformò una spedizione militare in un evento leggendario, con un discorso che infiammò i suoi soldati e un’abilità strategica che umiliò i Mamelucchi. Ma la battaglia fu anche una tappa determinante di una campagna ambiziosa e controversa, caratterizzata da racconti che oscillano tra realtà storica e narrazione epica, come la presunta notte di Napoleone nella Piramide di Cheope.
Nel 1798 Napoleone, appena trentenne, era già una stella nascente della Repubblica Francese: dopo i trionfi in Italia egli mirava a sfidare l’Inghilterra, indebolendone l’accesso alle colonie orientali. La Campagna d’Egitto, iniziata nel maggio di quell’anno, non era però soltanto una spedizione militare ma anche un progetto visionario: “portare la civilizzazione” francese in Oriente e studiare l’antica cultura egizia con un seguito di scienziati e artisti.
Sbarcato ad Alessandria, Napoleone avanzò verso Il Cairo, deciso a spezzare il dominio dei Mamelucchi, i signori guerrieri che governavano l’Egitto sotto l’Impero Ottomano. La Battaglia delle Piramidi, combattuta il 21 luglio 1798 nei pressi di Embabeh, a pochi chilometri dalle piramidi di Giza, fu il momento cruciale di questa campagna. I Mamelucchi, guidati da Murad Bey e Ibrahim Bey, contavano su una cavalleria temibile, ma Napoleone aveva dalla sua una strategia rivoluzionaria e un esercito disciplinato.
Prima dello scontro, Napoleone pronunciò un discorso che entrò nella storia: particolarmente famosa è la frase “Soldati, dalla cima di queste piramidi, quaranta secoli vi contemplano!”. Quelle parole trasformarono il campo di battaglia in un palcoscenico epico, infondendo nei soldati – seppur stanchi e lontani da casa – un senso di grandezza. Non è del tutto accertato che Napoleone le abbia pronunciate davvero, ma senza dubbio esse rispecchiano il suo talento nel mescolare propaganda e ispirazione, legando la sua impresa alle meraviglie dell’antichità.

Sul campo furono schierati 25.000 uomini suddivisi in “quadrati di fanteria”, una formazione difensiva che neutralizzava le cariche della cavalleria mamelucca. I 20.000 guerrieri di Murad Bey, armati di sciabole e pistole, si lanciarono contro i francesi in attacchi disordinati, ma furono falcidiati dal fuoco coordinato di moschetti e artiglieria. In poche ore l’esercito mamelucco fu distrutto: migliaia caddero, mentre i Francesi contarono appena 300 perdite. Il Cairo si arrese poco dopo, consegnando a Napoleone il controllo dell’Egitto.
La vittoria delle Piramidi alimentò il mito di Napoleone, ma uno dei racconti più affascinanti riguarda la sua presunta notte all’interno della Piramide di Cheope. Secondo la leggenda, nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1799 Napoleone si ritirò da solo nella Camera del Re, emergendo il mattino dopo turbato, senza mai rivelare cosa avesse vissuto. Alcuni parlano di un’esperienza mistica, come il suo stesso segretario Louis Antoine Fauvelet de Bourrienne, nelle cui memorie si legge che Napoleone aveva incontrato una misteriosa figura dalle vesti scarlatte che gli avrebbe rivelato il suo futuro; altri la considerano una trovata propagandistica per legarsi al misticismo dell’antico Egitto. Gli storici sono scettici: non esistono prove documentate di quella notte, e il racconto potrebbe essere un’elaborazione successiva per amplificare il carisma del generale.
La Battaglia delle Piramidi fu un trionfo militare, ma la Campagna d’Egitto si rivelò un fallimento strategico: la flotta francese fu distrutta dagli inglesi ad Abukir, isolando Napoleone, che abbandonò l’Egitto nel 1799 per tornare in Francia e prendere il potere con il colpo di Stato del 18 Brumaio. Tuttavia la spedizione lasciò una preziosissima eredità culturale, poiché gli studiosi al seguito di Napoleone scoprirono la Stele di Rosetta e aprirono così la strada alla decifrazione dei geroglifici.