Molti sono gli aneddoti intorno alla figura di John Fitzgerald Kennedy che, nel corso degli anni, hanno contribuito a definire il ritratto, più o meno realistico del Presidente ucciso a Dallas. Uno dei più curiosi, comunque, riguarda proprio la presenza di una noce di cocco sulla sua scrivania. Un piccolo e insignificante oggetto che, però, per Kennedy aveva un valore molto importante.
Questo, infatti, gli ricordava costantemente come la sopravvivenza, spesso, può dipendere anche dalle piccole cose. Una lezione acquisita durante i giorni della Seconda Guerra Mondiale, quando si trovava nel Pacifico al comando di di una piccola unità navale di pattuglia. Il 2 agosto 1943, però, la sua imbarcazione viene colpita da un da un cacciatorpediniere giapponese. Tutto il suo equipaggio cade in mare ma Kennedy non si perde d’animo. Per oltre tre miglia, infatti, spinge gli altri a nuotare fino all’isola già vicina. Oltre a questo, poi, trascina con sé anche un compagno ferito, stringendo tra i denti la cinghia del suo giubbotto di salvataggio.
Arrivati, dunque, sull’isola deserta, per due giorni lui e i suoi compagni non hanno fatto altro che nutrirsi di noci di cocco. Giusto in tempo per incontrare, durante una perlustrazione, due abitanti delle isole Salomone arrivati con una canoa. A loro Kennedy affida un messaggio di SOS scritto tutto in maiuscolo sul guscio di una noce, da recapitare alla base più vicina. Questo diceva:
Isola di Nauro. Comandante. I nativi sanno. 11 sopravvissuti. Bisogno di una piccola barca. Kennedy.
Un’avventura, questa, che vale al giovane Kennedy una medaglia al valore della marina e che, oggi, è ancora testimoniata da quella noce di cocco. Questa, infatti, è custodita nella Biblioteca John F. Kennedy a Boston, nel Massachusetts. Curiosamente, anche Kamala Harris, oggi, è una grande fan della noce di cocco. Ma per tutt’altro motivo (ve lo abbiamo raccontato qui)