Da molti è considerato uno degli inni nazionali più belli e coinvolgenti. E, in effetti, lo è. Nella melodia e nelle parole de La Marsigliese, infatti, risuona tutto il potere coinvolgente di una vera e propria chiamata popolare alla resistenza. Un inno che sembra riecheggiare del fervore rivoluzionario e dell’appartenenza ad una identità in fieri anche se, di fatto, si colloca in un periodo posteriore alla Rivoluzione Francese. O quanto, meno alla presa della Bastiglia, La prima volta che viene adottato, infatti, è il 1895, per diventare un vero e proprio inno nazionale solamente nel 1879. Il suo nome, poi deriva dal fatto che a cantarlo furono le truppe di volontari marsigliesi in marcia verso Parigi per attaccare il Palazzo delle Tuileries. Ma andiamo con ordine.
La nascita della Marsigliese
La Marsigliese ha, storicamente due diverse paternità. La prima è quella relativa al sindaco di Strasburgo che, avendo appena dichiarato guerra all’Austria, lamentava di non avere un inno nazionale. La seconda, quella pratica, invece, fa riferimento a Rouget de Lisle, l’ufficiale militare che l’ha composta effettivamente.
All’inizio, però, il suo nome era Chant de guerre pour l’armée du Rhin. Una dicitura sicuramente più lunga, complessa e meno d’impatto. Come già accennato, però, ben preste prende il nome definitivo di Marsigliese, traendo ispirazione dalle truppe che la intonano durante le loro marce.
Non tutti sanno, comunque, che intorno a questo inno ci sono delle problematiche legate all’autorialità o, se vogliamo, al copyright. Rouget, infatti, sembra non abbia firmato il primo spartito e questo, metterebbe in dubbio il suo coinvolgimento nella realizzazione. Oltre a questo, poi, è appurato che la melodia non è originale. Questa, infatti, deriverebbe da Tema e variazioni in do maggiore del compositore italiano Giovanni Battista Viotti, vissuto tra il Settecento e l’Ottocento. Stando a questo, dunque, nella Marsigliese ci sarebbe un pò di italianità. Anche se del tutto involontaria. A chiunque venga attribuito, comunque, è un dato di fatto che sia riuscita a salvare la vita a Rouget. Infatti, nonostante si fosse rifiutato di giurare sulla nuova costituzione in quanto monarchico, gli venne risparmiata la ghigliottina proprio per aver dato vita a questo canto unificatore.
La Marsigliese nel corso del tempo
Per quanto coinvolgente, però, la Marsigliese ha vissuto delle sorti alterne durante i decenni più turbolenti della Francia. Dopo essere stata proclamata inno nazionale il 14 luglio 1795, subisce una sopra di ostracismo da Parte di Napoleone Bonaparte. E’ il 1807 e l’Imperatore decide di sostituirla con Chant du Depart. Un canto diventato così popolare da essere denominato dai francesi come la “sorella della Marsigliese”. Nel 876, però, questa tornerà a vestire il ruolo di inno nazionale senza essere più spodestata.
Problemi successivi sono stati sollevati dal testo. Alcuni tra i sui versi, infatti, descrivono situazioni effettivamente violente e cruente. Non è un caso, infatti, che si tratti di una vera e propria chiamata alle armi da un popolo potenzialmente sotto attacco. Nel 1992, cento politici e intellettuali francesi, tra cui la moglie dell’allora presidente François Mitterrand, hanno sostenuto una petizione per cambiare le parti più sanguinose. La richiesta però, fatta proprio durante il 200esimo anniversario dell’inno, è stata respinta mantenendo il testo come in origine. Perché in Francia, come nel resto del mondo, molte cose possono cambiare ma non la Marsigliese.