In un divertente episodio dei Simpson furono gli Who a far cadere il muro che divideva la vecchia dalla nuova Springfield, metafora nemmeno troppo velata di quello che avvenne a Berlino il 9 novembre 1989. Ma fu il leggendario Mstislav Rostropovich a compiere il “miracolo” se così si può dire, improvvisando un epico concerto con il suo violoncello davanti alle rovine del Muro di Berlino.
Il “Muro” era una sorta di recinto, lungo 155 km e alto 3,6 metri, che dal 1961 circondò la parte occidentale della città di Berlino, appartenente alla Germania Ovest (afferente alla NATO), separandola di fatto dalla parte orientale della stessa città, divenuta capitale della Germania Est, quella sotto l’area di protezione dell’U.R.S.S. e comunemente detta Berlino Est.
Il Muro iniziò a crollare il 9, appunto, quando il governo della Germania Est annunciò che le visite in Germania Ovest e a Berlino Ovest sarebbero state permesse. Fino a quel momento il divieto era assoluto e ciò, nel tempo, provocò diversi morti nel tentativo dei cittadini di riunirsi ai familiari dall’altra parte della Cortina di Ferro.
L’atmosfera festosa portò la popolazione a correre verso il Muro, demolendone piccole parti. In quel momento, il grande musicista russo, naturalizzato americano, si trovava a Parigi. Due giorni dopo era già nella città tedesca per santificare quel momento, che avrebbe cambiato il corso degli eventi, nella maniera che gli era più congeniale. Ovvero, suonando Bach.
Presa una sedia, mentre una piccola folla iniziava a radunarsi, incredula di quello che stava avvenendo sotto ai suoi occhi. Rostropovich improvvisò suonò alcune suite di Bach. Prima un movimento gioioso, poi drammatico, in ricordo delle vittime del Muro.
La caduta del Muro di Berlino aprì la strada per la riunificazione tedesca, che fu formalmente conclusa il 3 ottobre 1990.