Sembra già di vederlo. Una melodica Celin Dion in sottofondo, una raffica di vento, sguardo all’insù ed eccolo: il Titanic, prossimo alla partenza! Il transatlantico denominato l’inaffondabile è entrato di diritto nell’immaginario collettivo grazie al gigantesco film diretto da James Cameron, in cui tutti gli spettatori si sono immedesimati nella enorme tragedia del naufragio avvenuto il 15 aprile 1912 in pieno Oceano Atlantico settentrionale. 1500 persone annegate, a fronte delle 705 sopravvissute.
La fama dell’inabissamento del famoso transatlantico è ben nota. Ma quando iniziò il suo viaggio? La colossale imbarcazione lasciò il molo di Southampton in direzione New York il 10 aprile del 1912 esattamente alle ore 12:06, accompagnato dai saluti da una folla oceanica. Entrato ufficialmente in servizio sotto la Marina Britannica il 2 aprile, era parte di un trio di transatlantici della classe Olympic costruiti dalla compagnia White Star Line e vantava il record di essere la nave più grande mai costruita fino a quel momento.
Dopo quattro anni di lavori la nave venne spostata dal porto di costruzione di Belfast a Southampton, dove il capitano Edward John Smith aspettava di dirigerlo e comandarlo attraverso le fredde acque dell’oceano. Il capitano, veterano della marina britannica e all’epoca sessantaduenne, si dichiarò fin da sempre granitico nella certezza che la nave fosse inaffondabile.

Quella mattina limpida di primavera le persone a bordo erano ben 2206. Appartenenti a diversi ceti sociali, dalla più alta aristocrazia, passando alla borghesia industriale, arrivando alle fasce più povere di basso ceto. I passeggeri delle fasce più alte di prestigio e reddito, potevano alloggiare in paradisiache suite, tra cui due presidential suite e due royal suite addobbate con mobili e decorazioni lussuose e dotati persino da un ponte privato. Completavano a ciliegina un ristorante affacciato sul mare, un café parisienne, piscine interne, bagni turchi e perfino due palestre. La terza classe invece, anche se dotata di piccoli spazi con letti a castello in condivisione fino a sei posti, poteva offrire ai suoi passeggeri (per lo più migranti di diverse nazionalità ricercanti una possibilità americana) una condizione migliore rispetto ad altre navi simili al Titanic. Gli spazi erano difatti dotati di areazione continua, comode, riscaldate e ben illuminate. L’architetto Thomas Andrews ideò degli spazi comuni di ritrovo, come la sala ristorante, una sala fumatori, due bar e la passeggiata sul ponte.
Forse non tutti sanno che un piccolo disastro fu evitato proprio pochi minuti dopo la partenza. Il distacco dell’enorme nave causò un’enorme spostamento d’acqua che smosse in insistenti onde gli ormeggi della piccola imbarcazione di nome New York (che coincidenza!) a cui si ruppero degli ormeggi e piano piano si lasciò trasportare proprio verso il Titanic, mancandolo per un soffio di pochi centimetri nella zona della prua. Una volta attraversato il canale della Manica si diresse verso la Cherbourg per accogliere alcuni passeggeri francesi, andando poi a risalire verso l’Irlanda facendo scalo a Queenstown da dove prese il largo in direzione Stati Uniti il mattino dopo.

Il tragico incidente avvenne solo quattro giorni dopo, il 15 aprile, in un epilogo che ben conosciamo. Le vite di centinaia di persone alla ricerca di un futuro di svolta, di ricongiungimenti con i propri cari, speranze e desideri spezzati in una tragedia che oggi sappiamo si poteva evitare. Ed il pensiero attraversa gli spazi e si inabissa nelle profondità di quell’oceano che tanto aveva promesso, ma che tanto ha tolto.