La Reggia di Versailles è un vero e proprio gioiello dell’architettura barocca e simbolo di un Ancien Régime rovesciato nel 1789 con la Rivoluzione Francese; da piccolo padiglione di caccia a centro nevralgico della politica francese, la sua storia è intrecciata con quella dei monarchi assoluti di Francia, primo fra tutti Luigi XIII. Ma quando, esattamente, Versailles smise di essere un angolo di campagna per diventare la corte dei re?
Nel Medioevo Versailles era semplicemente un villaggio di campagna a 16 Km da Parigi; le sue terre, divise tra signori locali e il priorato di Saint-Julien, non avevano nulla di regale. Era un luogo di passaggio, con un piccolo castello signorile e un mulino a vento dove oggi sorge la reggia. Luigi XIII, re tormentato e amante della caccia, vide in Versailles un rifugio: sofferente di agorafobia, cercava un luogo lontano dal caos di Parigi per ritirarsi in solitudine e nel 1623 acquistò un mulino e una casa sulla collina di Versailles, in una zona chiamata Val-de-Galie, circondata da paludi malsane.
Qui fu realizzato un modesto padiglione di caccia in mattoni e pietra: un edificio semplice, quasi rustico, con un cortile, un fossato e un piccolo giardino terrazzato. Luigi XIII vi trovava pace, ma lo “chétif château” (castello gracile), come lo chiamò il maresciallo de Bassompierre, non era pensato per la corte: era il ritiro di un re, non la sede del potere. Nel 1631 Luigi XIII ampliò il castello con l’aggiunta di torri e un portico, affidando i lavori a Philibert Le Roy. I giardini, ridisegnati “alla francese”, iniziarono a prendere forma, ma Versailles restava una dimora stagionale, usata per la caccia e brevi soggiorni.
Nel 1630 Versailles ospitò un evento politico cruciale, la Journée des dupes, quando Richelieu si riconciliò con il re, segnando il primo momento in cui Versailles entrò nella storia politica. Tuttavia, alla morte di Luigi XIII nel 1643, il castello cadde in un relativo oblio sotto la reggenza di Anna d’Austria, che preferì Parigi per il giovane Luigi XIV.

Con Luigi XIV, il Re Sole, Versailles si trasformò da rifugio di campagna a simbolo del potere assoluto. Il giovane re, segnato dalla rivolta delle Fronde e diffidente nei confronti di Parigi, cercava una residenza che incarnasse la sua visione di monarchia. Negli anni ’50 del ‘600 visitò Versailles per cacce e svaghi, ma fu solo dopo il 1660, con la morte del cardinale Mazzarino e l’inizio del suo regno personale, che il castello divenne il suo progetto: nel 1661, il re incaricò l’architetto Louis Le Vau di ampliare la struttura, mentre André Le Nôtre rivoluzionò i giardini e Charles Errard e Noël Coypel decorarono gli interni. Versailles, però, era ancora una residenza di piacere, usata per feste come Les plaisirs de l’Île enchantée del 1664, non una corte stabile.
La svolta arrivò nel 1682: stanco di Parigi e desideroso di centralizzare il potere, Luigi XIV decise di trasferire la corte a Versailles e il 6 maggio di quell’anno si stabilì ufficialmente nella reggia, ancora in costruzione, portando con sé ministri, cortigiani e l’intera macchina amministrativa. Fu un atto audace: Versailles divenne così il cuore politico della Francia, un luogo dove il re poteva controllare la nobiltà, intrappolarla in un’etichetta sfarzosa e mostrarla al mondo come prova della sua grandezza. La Galleria degli Specchi, completata nel 1684, e i giardini maestosi di Le Nôtre consacrarono Versailles come il palcoscenico della monarchia assoluta.
Versailles rimase la corte dei re fino al 1789, quando la Rivoluzione Francese costrinse Luigi XVI e Maria Antonietta a tornare a Parigi. Per oltre un secolo, dal 1682, fu il centro del potere, ospitando eventi storici come la proclamazione di Filippo V di Spagna nel 1700 e il trattato commerciale con la Persia nel 1715. Ma la sua magnificenza, simbolo dell’Ancien Régime, divenne anche il suo tallone d’Achille: il lusso sfrenato alimentò il malcontento popolare, portando alla caduta della monarchia.