Il Corriere della Sera è uno dei quotidiani più longevi e influenti d’Italia. Fondato nel XIX secolo. Ma quali sono state le circostanze che hanno portato alla sua nascita? Il lungo percorso di questo quotidiano inizia il 5 marzo 1876. In quel periodo l’Italia si trova in piena trasformazione. Il Paese, infatti, è stato unificato appena 15 anni prima, nel 1861, e sta affrontando sfide economiche, politiche e sociali legate alla costruzione dello Stato nazionale. Il contesto editoriale dell’epoca, poi, era dominato da giornali politici e da pubblicazioni d’opinione, spesso legate a gruppi di potere o a partiti.
In questo panorama Eugenio Torelli Viollier, giornalista napoletano con esperienze in testate prestigiose come “L’Italia” e collaboratore della “Gazzetta Piemontese, cerca di dare forma alla sua visione. Si tratta, in sostanza, di creare un quotidiano in grado di essere indipendente dai partiti, con un’informazione chiara e orientata ai fatti, sulla scia dei modelli anglosassoni.

Il primo numero del Corriere della Sera, dunque, vede la luce il 5 marzo 1876 a Milano. Il giornale inizialmente ha un formato ridotto ed esce nel pomeriggio, per permettere ai lettori di ricevere un aggiornamento delle notizie del giorno. Il costo è di 5 centesimi e la tiratura iniziale si aggira intorno alle 15.000 copie. A distinguerlo dalle altre pubblicazioni, però, è soprattutto la sua impostazione. Questo, infatti, è meno schierato politicamente rispetto ad altri giornali dell’epoca e punta su cronaca, notizie dall’estero, cultura e attualità.
Un momento cruciale per il Corriere della Sera, però, arriva nel 1885, quando la direzione passa nelle mani di Luigi Albertini, figura chiave per la crescita del giornale. A lui, infatti, si deve una gestione moderna, l’ampliamento della redazione e il miglioramento della rete di corrispondenti, investendo anche nella stampa rotativa per aumentare la tiratura. In questo modo Il Corriere della Sera diventa il quotidiano il più letto d’Italia.
Unico momento di forte crisi è rappresentato dal ventennio fascista. In questo periodo, infatti, il giornale subisce pressioni e censure da parte del regime. Albertini è costretto a lasciare la direzione nel 1925, e Il Corriere della Sera perde parte della sua indipendenza, adattandosi alle linee imposte dalla propaganda fascista. Nonostante questo, però, riesce a mantenere una certa autorevolezza, anche se con una libertà limitata.
Per tornare ad essere una testata indipendente e di riferimento per il giornalismo italiano deve attendere la fine del secondo conflitto mondiale. Negli anni ’50 e ’60, infatti, con la crescita economica del Paese, il quotidiano consolida il suo ruolo, ampliando l’offerta informativa e rafforzando le sue inchieste. Il tutto per arrivare ai giorni nostri come uno dei giornali di riferimento del paese.