Nella celebre filastrocca sulla Befana, si dice che la Befana indossi un vestito alla romana, una frase alquanto misteriosa che ha una spiegazione molto semplice. Vestito alla romana, infatti, è la modifica voluta dal regime fascista del verso originale della canzoncina, che invece recitava “con le toppe alla sottana, viva viva la Befana“.
La celebrazione dell’Epifania è stata fortemente incoraggiata negli anni del regime, poiché rappresentava una festa più autarchica e meno consumistica rispetto al Natale. Nel 1928, infatti, nacque la cosiddetta Befana fascista, in cui si distribuivano regali a bambine e bambini poveri.
Ciò faceva parte di un disegno più ampio che prevedeva la romanizzazione dell’Italia. Per questo motivo, nella versione nuova della filastrocca spariva il riferimento malizioso alla sottana con le toppe, in favore di un più italico outfit romano.
In realtà non c’è nulla di specificatamente romano nel look della Befana. La Befana è ritratta come una donna un po’ brutta – e anche questo ha un suo significato– in abiti casalinghi, con gonnellona piena di toppe, fazzoletto in testa, guanti e scialle. Un’iconografia ormai classica che è andata a sostituire l’idea primigenia della festa, di origine pagana. Prima dell’avvento della Chiesa Cattolica, infatti, l’Epifania ruotava attorno alla presenza di una bellissima dea che elargiva doni. Successivamente, invece, si associò alla visita dei Magi a Gesù e successivamente al battesimo di Cristo per mano di San Giovanni Battista.
Vero è, però, che la Befana sia in assoluto una celebrazione molto sentita a Roma. E non solo per le origini della festività, che come detto affonda le radici nell’antica storia romana. Piazza Navona, nel cuore della capitale, è gremita di gente il 6 gennaio per il suo classico mercatino con dolci e giochi. E già nell’Ottocento i romani festeggiavano con calore la ricorrenza, inscenando l’arrivo di una vecchietta a bordo di una scopa.