Per la prima volta nella storia della lotta contro l’HIV, è stato approvato un farmaco che potrebbe davvero rallentare la trasmissione del virus a livello globale. Si chiama Yeztugo e ha un’efficacia di oltre il 99,9% nella prevenzione. Si somministra con una iniezione ogni sei mesi, evitando così la fatica quotidiana delle pillole. La sua approvazione da parte dell’agenzia statunitense FDA è considerata una svolta epocale nella prevenzione dell’HIV. Ma tra costi elevati, accessibilità limitata e tagli ai fondi pubblici, la sua diffusione resta incerta.
Yeztugo è il nome commerciale del principio attivo lenacapavir, un nuovo tipo di antiretrovirale approvato il 19 giugno 2025 dalla Food and Drug Administration (FDA). A differenza delle tradizionali pillole PrEP (profilassi pre-esposizione), che vanno assunte ogni giorno per essere efficaci, Yeztugo richiede solo due somministrazioni all’anno. Questo riduce drasticamente il rischio di dimenticanze o interruzioni, rendendolo particolarmente utile per chi ha difficoltà a seguire trattamenti quotidiani.
I risultati dei test clinici sono sorprendenti. In uno studio con oltre 2.000 donne dell’Africa sub-sahariana, nessuna ha contratto l’HIV dopo l’iniezione. Un altro studio, con più di 2.000 partecipanti tra uomini e persone transgender, ha registrato solo due contagi, con una protezione del 99,9%, superiore a quella della pillola Truvada, la principale PrEP attualmente in commercio.

Dal punto di vista medico, Yeztugo agisce bloccando l’HIV prima che possa entrare e moltiplicarsi nelle cellule del sistema immunitario. Il farmaco rimane attivo nell’organismo per sei mesi e, se presente al momento dell’esposizione al virus, impedisce che questo riesca a infettare il corpo. Si tratta del primo prodotto di una nuova classe di antiretrovirali, già utilizzato in passato per combattere ceppi resistenti del virus con il nome commerciale Sunlenca.
Tuttavia, l’entusiasmo scientifico si scontra con una realtà economica più complessa. Il costo stimato di Yeztugo potrebbe superare i 25.000 dollari l’anno, rendendolo poco accessibile, persino nei Paesi ricchi. Per confronto, le versioni generiche delle pillole Truvada costano anche meno di 30 dollari al mese. Gli esperti temono che le compagnie assicurative possano rifiutarsi di coprire il nuovo farmaco o imporre ticket troppo alti, riducendo così la sua diffusione.
Un ulteriore ostacolo riguarda le disuguaglianze sociali e razziali. Fino a oggi, la PrEP è stata usata soprattutto da uomini gay bianchi. Al contrario, tra uomini gay afroamericani e latini, che hanno tassi di infezione molto più alti, l’uso della PrEP resta limitato. L’iniezione semestrale potrebbe aiutare a superare queste barriere, ma solo se sarà facilmente accessibile e gratuita per chi non ha un’assicurazione sanitaria.
Il produttore Gilead Sciences ha già firmato accordi con sei aziende farmaceutiche per distribuire versioni generiche del farmaco in 120 Paesi a basso e medio reddito, e ha stretto una partnership con il Global Fund per distribuire dosi a 2 milioni di persone. Tuttavia, i tagli al programma PEPFAR (il più grande piano USA contro l’AIDS, istituito dalle Nazioni Unite) e la riduzione dei fondi ai Centri per il controllo delle malattie (CDC) da parte dell’amministrazione Trump rischiano di rallentare l’intera operazione.