Nelle ultime ore il colosso mondiale Johnson & Johnson ha ufficializzato che risarcirà con 6,5 miliardi di dollari un altro gruppo di donne che avevano intentato causa per aver contratto il mesotelioma ovarico, una grave forma di cancro, a causa dell’amianto contenuto nel loro talco, il famoso Baby Talco Johnson. Dalla fine degli anni ’90 sono state centinaia le cause intentate contro la holding da donne che si sono ammalate di tumore. Si tratta di azioni legali risolte per il 95% con cospicui risarcimenti. J&J, inoltre, ha tolto dal mercato i prodotti sospetti affidando a un’azienda autonoma, la Kenvue, la produzione di un nuovo talco a base di amido di mais. Quindi il borotalco è cancerogeno? La risposta è no. Soprattutto in Europa, dove la sostanza è controllata scrupolosamente proprio per eliminare alluminio, nickel e amianto, presenti nella sua forma naturale.
Tuttavia dobbiamo fare delle doverose precisazioni.
Talco e Borotalco non sono sinonimi. Borotalco, infatti, è il nome commerciale del talco borato, un prodotto per l’igiene personale a base di polvere di talco e acido borico, creato a Firenze nel 1878 dal chimico inglese Henry Roberts. Con un successo incredibile che ha portato alla creazione di prodotti simili.
Il talco è un minerale molto diffuso, in Italia le miniere più note sono in Piemonte, Toscana e Valle D’Aosta. Esso viene purificato, per eliminare ogni più piccola traccia di asbesto, ossia amianto e altre sostanze dannose, e polverizzato. In ambito cosmetico il suo uso serve ad assorbire sudore e grasso della pelle, ma si trova anche nei prodotti per il make up in polvere come cipria e fondotinta compatti. Addizionato, come intuito da Roberts, a piccole quantità di acido borico (un acido debole) ha anche funzioni lenitive e disinfettanti.
Come detto, il talco di per sé non è cancerogeno. Tuttavia, secondo quanto diffuso dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, si sospetta la connessione tra talco e tumore alle ovaie. Come accertato degli studi osservazionali su donne che usavano abitualmente la polvere vicino ai genitali. Si tratta però di un legame incerto, quindi non è possibile stabilire una relazione certa fra le due questioni.
Nel dubbio, l’invito che la comunità scientifica fa è quello di non abusarne. Soprattutto, di non usarlo con regolarità sui genitali e sotto le ascelle. E nell’igiene dei bambini. In questo caso, meglio utilizzare prodotti come amido di mais o polvere di riso, laddove non presente una sensibilità verso questi ingredienti.