Uno tsunami è una serie di onde generate dallo spostamento improvviso di una grande massa d’acqua, di solito causato da un terremoto sottomarino. A differenza delle onde normali, che si formano per effetto del vento e coinvolgono solo gli strati superficiali del mare, le onde di tsunami si propagano attraverso l’intera colonna d’acqua, dal fondale alla superficie, trasportando un’energia enorme. La parola tsunami è di origine giapponese e significa letteralmente ‘onda del porto’. Il termine venne adottato a livello internazionale perché il Giappone, essendo situato in una zona altamente sismica lungo il cosiddetto ‘Ring of Fire’, ha una lunga storia di eventi legati a questi fenomeni naturali. In quest’area, infatti, si verifica l’80% degli tsunami. Si tratta di una regione del Pacifico altamente sismica dove le placche tettoniche si incontrano e si scontrano.

Gli tsunami più devastanti sono spesso legati ai terremoti di subduzione, cioè quando una placca oceanica si infila sotto un’altra, deformando il fondale marino. Se il movimento della faglia ha una componente verticale, solleva o abbassa il fondale marino, spostando l’acqua sovrastante e innescando la formazione delle onde. Anche terremoti di tipo estensionale, come quelli che hanno colpito Messina nel 1908 o Bodrum/Kos nel 2017, possono generare tsunami, sebbene spesso di minore entità.
Le onde di tsunami viaggiano a velocità impressionanti, fino a 800 km/h, simili a quelle di un aereo di linea. Nonostante questa rapidità, in mare aperto possono avere un’altezza di pochi centimetri o metri, risultando quasi impercettibili. Ma quando si avvicinano alla costa, rallentano per effetto dell’attrito con il fondale e, a causa di un fenomeno fisico chiamato “compressione delle onde”, aumentano drasticamente di altezza. Alcuni tsunami possono raggiungere più di 30 metri, spazzando via intere città.
Un segnale d’allarme cruciale è il ritiro improvviso del mare dalla costa, che può precedere l’arrivo della prima grande onda. Questo fenomeno, osservato ad esempio nel disastroso tsunami di Sumatra del 2004, è causato dal movimento iniziale del fondale che crea un’onda negativa. Quando l’acqua ritorna, lo fa con una forza devastante, inondando il litorale. È importante sapere che il primo impatto potrebbe non essere il più forte: uno tsunami è composto da una serie di onde, e quelle successive possono essere più distruttive.
A volte, gli tsunami non si presentano come onde gigantesche ma come un’innalzamento improvviso del livello del mare, simile a una marea impetuosa che avanza rapidamente nell’entroterra. Anche un’onda di pochi decimetri di altezza può esercitare una forza tale da trascinare un adulto o spostare un’auto per decine di metri.
Per ridurre il rischio di vittime, sono stati sviluppati sistemi di allerta precoce, come il Pacific Tsunami Warning System, che monitora i movimenti sismici e il livello del mare per segnalare possibili tsunami.