Il 4 luglio del 2012 la scoperta del cosiddetto Bosone di Higgs, una particella fondamentale per la comprensione dell’universo, che porta il nome del fisico teorico inglese che l’ha teorizzata, Peter Higgs. Scomparso lo scorso 8 aprile, Higgs è stata una delle figure più rilevanti della Fisica moderna. E ha contribuito, con i suoi studi iniziati negli anni ’60, a completare il cosiddetto Modello Standard, la teoria che descrive la costruzione dell’universo attraverso il funzionamento di 12 particelle, tra cui appunto il bosone, governate da quattro forze base (gravitazionale, elettromagnetica, nucleare debole e nucleare forte).
Peter Ware Higgs è nato il 29 maggio 1929 a Newcastle ed era membro della Royal Society inglese. Dal 1996 è stato professore emerito all’Università di Edimburgo. Sposato con la linguista Jody Williamson, ha avuto due figli, Jonny e Chris. Il contributo essenziale di Higgs alla Fisica è quello relativo all’origine della massa delle particelle elementari, detto meccanismo di Higgs. Elemento che poi è alla base degli studi sulla nascita dell’universo. Una teoria rivoluzionaria pensata durante una passeggiata sulle colline scozzesi. In sostanza, Higgs ipotizzò, e dimostrò, che le particelle presenti alla nascita dell’universo, con il Big Bang, non avessero una massa. Viaggiavano alla velocità della luce.
Quando però l’universo si è espanso e raffreddato, le particelle hanno iniziato a interagire con il cosiddetto campo di Higgs, un campo energico invisibile presente ovunque e che permea tutto lo spazio. Questa interazione ha dato loro massa e di fatto ha permesso all’universo di esistere. Dalla teoria alla pratica, però, c’era un piccolo gap da colmare: trovare la particella delle particelle che avrebbe dimostrato in concreto tutto quanto.
La particella era appunto il bosone. Per catturarla è stato necessario uno strumento all’avanguardia, il Large Hadron Collider del CERN di Ginevra. Ovvero, il più grande e potente acceleratore di particelle, situato in un tunnel di 27 km al confine franco-tedesco. Una tecnologia all’avanguardia che si poggia sullo “scontro” di due fasci di protoni. E che in poche parole è in grado di replicare le condizioni che portarono al Big Bang.
La scoperta, il 4 luglio del 2012 davanti un Higgs commosso. Questa ricerca, che poi portò al Nobel per la Fisica nel 2013 allo scienziato, ha dunque chiuso il cerchio? Non esistono cerchi quando si studia l’universo, quindi è comprensibile che anche questo passo verrà superato, un giorno.
Intanto, però, Higgs resta nell’empireo della scienza. Nella sua carriera vinse la medaglia Dirac e il premio Wolf, gestito da una fondazione israeliana, che tuttavia rifiutò perché non condivideva la politica di Israele nei confronti della Palestina. Da ateo convinto, rifiutava con forza il fatto che il bosone fosse chiamato “Particella di Dio”.