Un buco coronale è una regione della corona solare – lo strato più esterno dell’atmosfera del Sole – in cui il campo magnetico solare si apre verso lo spazio invece di chiudersi ad arco come normalmente accade. Questa configurazione magnetica consente al vento solare, un flusso di particelle cariche, di fuoriuscire con maggiore velocità ed energia. A differenza di ciò che può suggerire il termine “buco”, non si tratta di una voragine o un’assenza di materia, bensì di aree più fredde e meno dense rispetto al plasma circostante, che appaiono scure nelle immagini catturate ai raggi ultravioletti estremi (EUV) da satelliti come SDO (Solar Dynamics Observatory) della NASA. E quindi appare come una grande macchia nera sul Sole.

Perché se ne sta parlando tanto in queste ore? Perché ieri è stato rilevato un immenso buco coronale nella parte meridionale e centrale del disco solare. Secondo i dati raccolti da NASA e NOAA, questa struttura misura centinaia di migliaia di chilometri ed è attualmente orientata direttamente verso la Terra. Ciò implica che il vento solare prodotto da questa apertura impatterà il nostro pianeta. Questo si traduce in un arrivo, sulla nostro pianeta, di un rapido flusso di vento solare, con conseguente tempesta geomagnetica di livello G2 (moderata). Questo livello può provocare:
- disturbi alle reti elettriche ad alta latitudine;
- problemi nei satelliti, comprese variazioni orbitali e rischi di deorbita;
- blackout delle comunicazioni radio HF;
- disturbi nella navigazione aerea e GPS;
- aurore boreali visibili anche a latitudini più basse del solito (possibilmente in Europa centrale, ma non in Italia).
Tali effetti si verificano quando le particelle cariche del vento solare interagiscono con la magnetosfera terrestre, inducendo correnti elettriche nei circuiti tecnologici e provocando fenomeni ottici e magnetici nell’atmosfera.
Non ci sarà alcun Armageddon, però. I buchi coronali non sono infatti eventi rari. Essi seguono un andamento ciclico legato all’attività solare, che si ripete mediamente ogni 11 anni. Durante il minimo solare, ovvero quando l’attività magnetica del Sole è ridotta, i buchi coronali sono stabili ai poli. Durante il massimo solare, quando l’attività magnetica aumenta, i buchi coronali appaiono anche in zone equatoriali. Il Sole è più turbolento e può generare più frequentemente tempeste geomagnetiche.
Tuttavia, le dimensioni e l’orientamento dell’attuale struttura lo rendono particolarmente significativo. Eventi simili possono verificarsi più volte all’anno, ma non sempre sono diretti verso la Terra. La possibilità di osservare aurore boreali a latitudini insolite rappresenta uno degli aspetti più spettacolari di questa tempesta.