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Home » Innovazione » Scienza » Cos’è il vaiolo delle scimmie: contagio, sintomi e terapia

Cos’è il vaiolo delle scimmie: contagio, sintomi e terapia

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l'emergenza sanitaria internazionale per il vaiolo delle scimmie. Cos'è?
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino16 Agosto 2024Aggiornato:16 Agosto 2024
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monkeypox
Un dettaglio del virus del vaiolo (fonte: Pixabay)
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Il vaiolo delle scimmie, o monkeypox (Mpox), è una malattia infettiva di origine virale, attivata dalla stessa famiglia di quello del vaiolo. Il virus si chiama MPXV. Si tratta di una zoonosi, quindi si trasmette dagli animali all’uomo. Identificato nel 1958 in laboratorio, il monkeypox è diffuso principalmente nelle foreste pluviali dell’Africa centrale e occidentale. Tuttavia, negli ultimi tempi si sono accesi anche dei focolai in altre parti del mondo, sviluppati a causa di una variante più virulenta detta Clade 1. Solo ieri l’Agenzia svedese per la salute pubblica ha comunicato di aver registrato in patria il primo caso della nuova variante del virus dell’Mpox. Altri casi sono stati scoperti in Pakistan. Ciò ha spinto l’OMS a dichiarare l’emergenza sanitaria in tutto il mondo.

Ci si contagia direttamente attraverso lesioni cutanee, fluidi corporei, goccioline respiratorie di una persona infetta. O con il morso di un animale infetto, roditori o scimmie appunto. Il virus si trasmette anche per via sessuale. Riassumendo:

  • Contatto diretto pelle a pelle con eruzioni cutanee da Mpox
  • Contatto con saliva, secrezioni delle vie respiratorie superiori e fluidi corporei. O con lesioni attorno all’ano, al retto e alla vagina di persone con Mpox
  • Le donne incinte, affette da Mpox possono trasmettere il virus al feto durante la gravidanza o al neonato durante o dopo il parto.
  • Sesso orale, vaginale o anale. E abbracci, massaggi e baci
  • Contatto con oggetti contaminati da fluidi corporei infetti.
monkeypox grafica
Monkeypox, una grafica dedicata (fonte: Pixabay)

I sintomi del vaiolo delle scimmie possono variare da persona a persona. Solitamente sopraggiungono entro 1-3 settimane dall’esposizione al virus. Tra questi abbiamo:

  • Febbre
  • Mal di testa
  • Linfonodi ingrossati
  • Dolore muscolare
  • Stanchezza
  • Eruzione cutanea, con la comparsa di bollicine che diventano pustole. Queste poi diventano croste.

Nel caso si avessero questi sintomi, consultate immediatamente un medico e isolatevi in modo da non diffondere il virus.

Non c’è una terapia specifica, ma solo sintomatica. Quindi si somministrano farmaci contro febbre, dolori muscolari e mal di testa. Anche in questo caso, è importante bere tanto per mantenere alta l’idratazione.

Molto si può fare per prevenirlo, però.

  • In caso di viaggi in zone endemiche (Africa centrale e occidentale, in particolare Repubblica Democratica del Congo), state lontano dagli animali.
  • Lavate spesso le mani con acqua e sapone.
  • Utilizzare preservativi durante i rapporti sessuali con nuovi partner.
  • Coprite eventuali le lesioni cutanee con bende o cerotti (le ferite aperte sono una porta aperta per il virus)
  • Disinfettate regolarmente le superfici e gli oggetti che potrebbero essere contaminati.

La maggior parte delle persone guarisce spontaneamente entro poche settimane, anche se dipende ovviamente da persona a persona. In individui immunocompromessi la guarigione può essere più lunga. Solo in Congo quest’anno sono stati segnalati oltre 15.600 casi e 537 decessi, per la maggior parte bambini sotto i 15 anni.

 

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