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Home » Innovazione » Scienza » Cos’è la “malattia carnivora” dal Giappone di cui si parla? Causa anche necrosi

Cos’è la “malattia carnivora” dal Giappone di cui si parla? Causa anche necrosi

È il batterio streptococco il responsabile della malattia carnivora, il più delle volte mortale, che sta colpendo il Giappone in queste settimane.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino28 Marzo 2024
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Batterio ingrandito
Uno streptococco ingrandito (fonte: Unsplash)
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Si chiama malattia carnivora ed è un termine poco specialistico, ma molto preciso, con cui si definisce una grave infezione da streptococco che porta, tra le altre cose, alla lacerazione irreversibile dei tessuti. Sono oltre 517 i casi in Giappone di questa patologia, 88 ravvisati solo nella città di Tokyo, per un’epidemia che sta spaventando le autorità nipponiche.

La sindrome da shock tossico da streptococco (Stss) è una delle tipologie più aggressive e rare dell’infezione causata dal batterio Streptococco pyogenes, appartenente al gruppo A. Nella sua variante classica il batterio è responsabile di malattie di routine come tonsillite, faringite e scarlattina. Può capitare però, nei casi più gravi, che il batterio causi appunto alla Stss.

streptococco
Uno streptococco ingrandito (fonte: Unsplash)

La malattia si diffonde nel flusso sanguigno attraverso le tossine prodotte dal batterio. E in sole 24-48 ore può portare a febbre alta, pressione bassa, tachicardia, tachipnea, scompenso di diversi organi e morte. Perché allora il termine “malattia carnivora”? Perché tra gli effetti della Stss c’è anche la formazione di eruzioni cutanee che possono evolvere in una vera necrosi dei tessuti. Ovvero, la loro totale perdita di funzionalità, con conseguente morte. Rischiano di più la Stss le persone al di sopra dei 65 anni, quelle sottoposte a intervento chirurgico, quindi con ferite ancora in via di guarigione e i diabetici.

La cura è possibile, purché la malattia sia diagnosticata nelle fasi iniziali. Tuttavia, il suo esito è mortale per 3 pazienti su 10. Nei casi più fortunati, solitamente si somministrano molti liquidi per via endovenosa e antibiotici specifici. Necessaria è anche l’asportazione dei tessuti infetti.

La Stss si diffonde attraverso l’inalazione di goccioline disperse da persone malate, ma non si tratta comunque di una malattia contagiosa. Le misure cautelative, però, sono quelle canoniche: lavaggio frequente delle mani, disinfezione delle ferite, e, solo sotto stretta prescrizione medica, assunzione di antibiotici.

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