La sindrome di Angelman è una rara condizione genetica che provoca un ritardo nello sviluppo, associato a danni neurologici e psicologici. I bambini colpiti iniziano a manifestare problemi di alimentazione tra i 6 e i 12 mesi. Intorno ai 2-3 anni compaiono anche gravi crisi epilettiche. Tra le manifestazioni tipiche della sindrome di Angelman, individuata nel 1965 dal pediatra inglese Harry Angelman, ci sono anche iperattività e scarsa soglia di attenzione, difficoltà cognitive, motorie e nella comunicazione e disturbi del sonno.
A questo si aggiungono anche problemi fisici come una cattiva postura dovuta a una curvatura sbagliata della colonna vertebrale e vari disfunzioni a livello gastrointestinale e visivo. L’aspettativa di vita è normale, anzi in età adulta gli attacchi epilettici tendono a risolversi.
Come detto, questa sindrome si sviluppa a livello genetico, in particolare a causa di un difetto nella copia materna del gene UBE3A. Nella maggior parte dei casi non è ereditaria, ma insorge in maniera sporadica.
La diagnosi si può effettuare attraverso test genetico condotto su un campione di sangue. Non ci sono cure al momento, ma si possono gestire i sintomi della malattia, in particolare con farmaci anti-epilettici, terapie di comunicazione e comportamentali.
In un’intervista a People, Colin Farrell si è aperto per la prima volta sulla malattia del figlio James:
“È magico. Mi rende orgoglioso ogni giorno. E voglio che il mondo sia gentile con lui. In realtà posso parlare con James. Parlo con James come se avesse 20 anni e avesse una perfetta padronanza della lingua inglese e capacità cognitive adatte alla sua età. Ma non riesco a capire una risposta specifica da parte sua“.