La sindrome di Takotsubo, anche nota come “sindrome del cuore spezzato” o cardiomiopatia da stress, è una patologia cardiaca acuta che simula un infarto miocardico, ma si distingue per l’assenza di ostruzioni significative nelle arterie coronariche. Il nome deriva dal giapponese takotsubo, un tipo di vaso usato per catturare i polpi, per via della somiglianza tra la forma di questi contenitori e l’aspetto del ventricolo sinistro dilatato e arrotondato osservato durante l’evento.
La patologia è stata descritta per la prima volta in Giappone nel 1990 e, da allora, è oggetto di crescente attenzione scientifica. Colpisce più frequentemente le donne in post-menopausa, ma recenti studi hanno messo in evidenza che gli uomini, pur essendo meno colpiti, presentano un rischio significativamente più alto di morte o complicazioni gravi legate alla sindrome. Secondo una ricerca pubblicata su Heart Failure dell’American Heart Association e rilanciata da NBC News, infatti, gli uomini hanno una probabilità di morire quasi due volte superiore rispetto alle donne, con un tasso di mortalità intraospedaliera del 8,4% contro il 3,6%.
L’origine della sindrome di Takotsubo non è ancora del tutto chiarita, ma si ipotizza che un improvviso rilascio massiccio di catecolamine (ormoni dello stress come adrenalina e noradrenalina) possa provocare un’alterazione temporanea della funzione contrattile del cuore. Questo può avvenire in risposta a eventi emotivamente traumatici (come la perdita di una persona cara) o stress fisici intensi (come un intervento chirurgico o una grave malattia acuta).

Durante l’evento acuto, il cuore, in particolare il ventricolo sinistro, può mostrare un’anomalia contrattile localizzata con ipocinesia o acinesia apicale e ipercinesia basale, risultando in una configurazione a “palla”, tipica della sindrome. Questo può causare sintomi simili a quelli dell’infarto del miocardio: dolore toracico, dispnea, palpitazioni, e modifiche all’elettrocardiogramma.
La diagnosi differenziale rispetto all’infarto miocardico acuto è fondamentale. Gli esami clinici, in particolare la coronarografia, mostrano la mancanza di stenosi coronariche significative. L’ecocardiogramma e la risonanza magnetica cardiaca sono utili per confermare la disfunzione ventricolare tipica della sindrome.
Il trattamento è generalmente di supporto e si basa su farmaci come beta-bloccanti, ACE-inibitori e diuretici, a seconda del quadro clinico.
Sebbene si tratti di una condizione transitoria, la sindrome di Takotsubo non è priva di rischi. Oltre alla già citata mortalità più alta tra gli uomini, le complicanze possono includere aritmie, insufficienza cardiaca acuta, shock cardiogeno e, in rari casi, rottura del ventricolo.