L’effetto placebo è un fenomeno psicobiologico in cui un trattamento privo di principi attivi produce un miglioramento nei sintomi del paziente, esclusivamente grazie alla convinzione che quel trattamento sia efficace. Si tratta di un meccanismo ampiamente documentato in medicina, in grado di influenzare risultati clinici sia soggettivi (come il dolore) sia oggettivamente misurabili (come la pressione arteriosa o la frequenza cardiaca).
Il termine “placebo”, dal latino placere (“piacere”), è stato storicamente usato per indicare sostanze somministrate per compiacere il paziente, senza efficacia terapeutica. Oggi il concetto si è evoluto. Il placebo non è solo una “pillola di zucchero”, ma qualunque intervento in grado di attivare risposte neurofisiologiche tramite l’aspettativa di guarigione.
Numerosi studi clinici controllati hanno mostrato che il solo pensiero di assumere un farmaco attivo può indurre nel cervello il rilascio di sostanze endogene, come le endorfine o la dopamina. Ad esempio, secondo uno studio pubblicato su The Lancet Neurology, pazienti con dolore cronico trattati con placebo hanno mostrato un’attività cerebrale simile a quella indotta da analgesici reali.

L’effetto placebo è particolarmente rilevante nei trial clinici. In questi contesti, gruppi di controllo ricevono placebo per confrontare la reale efficacia di un farmaco. Se il farmaco non supera la risposta placebo in modo statisticamente significativo, viene considerato inefficace. Per questo motivo, il placebo è uno strumento centrale nella ricerca scientifica.
Esiste anche il cosiddetto “effetto nocebo”, l’opposto del placebo: in questo caso, la sola aspettativa negativa può provocare effetti collaterali, anche in assenza di un principio attivo. Uno studio del British Medical Journal ha evidenziato che soggetti informati degli effetti collaterali di un farmaco (ma trattati con placebo) tendevano a sviluppare tali sintomi, dimostrando il potere delle aspettative mentali.
Non tutti i pazienti rispondono allo stesso modo: la suscettibilità al placebo varia in base al contesto, alla relazione medico-paziente, alla personalità e all’esperienza pregressa del soggetto. In campo clinico, questo effetto viene studiato anche per migliorare l’aderenza alle cure e il benessere percepito del paziente. Tuttavia, l’uso del placebo come strumento terapeutico al di fuori della ricerca solleva interrogativi etici, soprattutto se implica una forma di inganno.