L’endometriosi è una malattia cronica e dolorosa che colpisce milioni di donne in tutto il mondo, circa 190 milioni secondo gli ultimi dati dell’OMS, spesso senza una diagnosi tempestiva. Si tratta della crescita anomala di tessuto simile a quello della mucosa uterina in altre aree del corpo, come ovaie, tube di Falloppio, intestino e vescica. Questo tessuto si comporta come il rivestimento uterino, ispessendosi e sfaldandosi durante il ciclo mestruale, ma senza poter essere espulso, provocando infiammazione, dolore e possibili complicanze come infertilità e aderenze tra gli organi.
I sintomi principali comprendono dolori mestruali intensi, dolore pelvico cronico, dolore durante i rapporti sessuali, difficoltà a urinare o defecare durante il ciclo, sanguinamenti abbondanti e affaticamento. Alcune donne scoprono di avere l’endometriosi solo quando incontrano problemi di fertilità. La gravità dei sintomi non sempre corrisponde all’estensione della malattia: alcune donne con focolai estesi hanno pochi sintomi, mentre altre con piccole lesioni soffrono dolori debilitanti.
La diagnosi è complessa e può richiedere anni, come successo alla donna di Cambridge che ha dovuto attendere due decenni per capire di cosa soffrisse, perché i sintomi possono essere scambiati per altre condizioni, come sindrome dell’intestino irritabile o cisti ovariche. Gli esami diagnostici includono ecografie, risonanze magnetiche e, nei casi sospetti, una laparoscopia, che è l’unico metodo certo per confermare la malattia e, se possibile, rimuovere i tessuti anomali.
Le cause esatte non sono ancora chiare, ma si ipotizza che fattori genetici, squilibri ormonali, alterazioni del sistema immunitario e mestruazioni retrograde (il reflusso del sangue mestruale attraverso le tube di Falloppio nella cavità pelvica) possano contribuire alla sua insorgenza. Anche interventi chirurgici pregressi, come il cesareo, possono favorire l’impianto di cellule endometriali fuori sede.
Attualmente non esiste una cura definitiva per l’endometriosi, ma diverse opzioni terapeutiche possono aiutare a gestire i sintomi. I farmaci antidolorifici, come ibuprofene e paracetamolo, possono alleviare il dolore. Le terapie ormonali, come la pillola contraccettiva combinata o gli agonisti del GnRH, possono ridurre le lesioni e il dolore.
Nei casi più gravi, si ricorre alla chirurgia laparoscopica per rimuovere le lesioni o, in ultima istanza, all’isterectomia (rimozione dell’utero) con o senza annessiectomia (rimozione delle ovaie), se la paziente non desidera più avere figli.
L’endometriosi può avere un impatto significativo sulla qualità della vita, influenzando il benessere fisico ed emotivo. Molte donne soffrono di affaticamento cronico, ansia e depressione. Per questo, è importante un supporto multidisciplinare che includa ginecologi, specialisti del dolore, nutrizionisti e psicologi.
Il riconoscimento precoce della malattia e una gestione personalizzata dei sintomi sono fondamentali per migliorare la vita delle donne affette da endometriosi.
In casi rarissimi, l’endometriosi può manifestarsi anche negli uomini, con circa 20 casi riportati nella letteratura medica.