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Home » Innovazione » Scienza » Crosetto operato per neoplasie al colon: cosa sono e perché lo screening può salvarti la vita

Crosetto operato per neoplasie al colon: cosa sono e perché lo screening può salvarti la vita

Cosa sono i polipi al colon che hanno colpito il ministro Crosetto? Tipologie, fattori di rischio e l'importanza della prevenzione del tumore del colon-retto.
Gabriella DabbeneDi Gabriella Dabbene8 Ottobre 2025
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Il Ministro della Difesa Guido Crosetto
Il Ministro della Difesa Guido Crosetto (fonte: TGcom24)
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Il ministro della Difesa Guido Crosetto si è sottoposto mercoledì mattina a un intervento chirurgico all’ospedale Fatebenefratelli di Roma per l’asportazione di tre polipi al colon. L’operazione è avvenuta dopo la diagnosi di neoplasia e ora il ministro è in buone condizioni, in attesa dell’esito dell’esame istologico che determinerà la natura precisa delle formazioni rimosse. Si tratta del terzo ricovero per Crosetto da quando siede nel Consiglio dei ministri, dopo una lieve pericardite nel febbraio 2024 e un malore durante il Consiglio superiore di Difesa nel maggio dello stesso anno.

Ma cosa sono esattamente i polipi intestinali e perché richiedono attenzione medica? I polipi sono piccole escrescenze che si formano sulla mucosa intestinale a causa del proliferare anomalo delle cellule epiteliali che rivestono internamente la parete dell’intestino. Possono presentarsi in due forme principali: sessili, con base piatta aderente alla parete intestinale, oppure peduncolati, attaccati mediante un piccolo gambo. Non tutti i polipi rappresentano un pericolo: ne esistono infatti tre tipologie distinte con caratteristiche e rischi molto diversi.

I polipi iperplastici sono caratterizzati da una mucosa a rapida proliferazione ma generalmente benigna. I polipi amartomatosi, detti anche polipi giovanili o polipi di Peutz-Jeghers, costituiscono un’altra categoria a basso rischio. Sono invece i polipi adenomatosi a rappresentare le vere lesioni precancerose: solo questi possono trasformarsi in forme maligne, anche se va sottolineato che solo una piccola percentuale evolve effettivamente in tumore invasivo. La probabilità di trasformazione maligna dipende da diversi fattori critici: le dimensioni del polipo, la presenza di più polipi contemporaneamente e soprattutto la presenza di displasia, ovvero un aspetto anomalo delle cellule visibile all’analisi microscopica.

Il tumore del colon-retto rappresenta una delle neoplasie più diffuse nel mondo occidentale. Secondo le stime GLOBOCAN 2023, costituisce circa il 9,6% di tutti i tumori diagnosticati a livello globale, al terzo posto per incidenza dopo il cancro al seno e al polmone. Il rapporto I numeri del cancro in Italia 2024 stima circa 48.706 nuovi casi annui nel nostro Paese, di cui 27.473 negli uomini e 21.233 nelle donne. La malattia colpisce principalmente la fascia d’età tra i 60 e i 75 anni, ma negli ultimi anni si è registrato un preoccupante aumento delle diagnosi tra i giovani adulti, con un incremento annuo dello 0,4% nelle persone sotto i 50 anni.

Il colon e il retto fanno parte dell’intestino crasso, la porzione finale dell’apparato digerente che ha la funzione principale di assorbire acqua per compattare le feci. L’intestino crasso comprende il colon, suddiviso in colon destro o ascendente (con il cieco e l’appendice), colon trasverso, colon sinistro o discendente e sigma, oltre al retto che termina nel canale anale. La lunghezza complessiva dell’intestino varia da persona a persona tra i 4 e i 10 metri, con una media di 7 metri. I tumori del colon sono quasi tre volte più frequenti dei tumori del retto e si manifestano con modalità diverse sia a livello clinico sia molecolare, condizionando quindi il tipo di trattamento necessario.

La struttura dell'intestino crasso: colon ascendente, trasverso e discendente, sigma e retto
La struttura dell’intestino crasso: colon ascendente, trasverso e discendente, sigma e retto (fonte: My personal trainer)

I fattori di rischio per il tumore del colon-retto sono molteplici e riguardano dieta, genetica e altri elementi non ereditari. Sul fronte nutrizionale, numerosi studi hanno dimostrato che una dieta ad alto contenuto di grassi e proteine animali e povera di fibre aumenta significativamente il rischio, mentre un’alimentazione ricca di frutta, verdura e fibre svolge un ruolo protettivo. Obesità e sovrappeso costituiscono ulteriori fattori di rischio, spesso correlati a uno stile di vita poco salutare.

Per quanto riguarda i fattori genetici, è possibile ereditare la predisposizione attraverso malattie come le poliposi adenomatose ereditarie, tra cui l’adenomatosi poliposa familiare (FAP) e la sindrome di Gardner e Turcot, o il carcinoma ereditario del colon-retto su base non poliposica, noto come sindrome di Lynch. Questi tumori con fattori di rischio ereditari rappresentano circa il 10% di tutti i casi. La probabilità di sviluppare la malattia aumenta di 2 o 3 volte nei parenti di primo grado di una persona affetta, anche in assenza di sindromi ereditarie riconosciute.

Tra i fattori non ereditari rilevanti ci sono l’età avanzata, il fumo, la sedentarietà, le malattie infiammatorie croniche intestinali come la rettocolite ulcerosa e il morbo di Crohn, una storia clinica di polipi o un pregresso tumore del colon-retto. La maggior parte dei casi che non rientrano nelle sindromi ereditarie viene definita “sporadica”.

La buona notizia è che, grazie ai programmi di screening per la diagnosi precoce e a trattamenti sempre più efficaci, la mortalità per tumore del colon-retto è in costante calo in tutte le fasce d’età. Si stima che negli ultimi cinque anni si sia ridotta dell’11% circa. La forma più diffusa è l’adenocarcinoma, che si sviluppa a partire dalla trasformazione maligna della mucosa intestinale. La diagnosi precoce attraverso lo screening e la rimozione tempestiva dei polipi rappresentano strumenti fondamentali per prevenire l’evoluzione verso forme invasive.

L’aumento delle diagnosi nella fascia d’età tra i 45 e i 49 anni ha portato le principali società scientifiche internazionali a raccomandare l’abbassamento a 45 anni dell’età per iniziare lo screening. Negli Stati Uniti il 12% circa dei nuovi casi si verifica in pazienti con meno di 50 anni, una percentuale più che raddoppiata rispetto agli anni Novanta, con una tendenza attribuita principalmente a fattori ambientali e metabolici piuttosto che alla predisposizione genetica. La prevenzione, attraverso uno stile di vita sano e controlli regolari, rimane l’arma più efficace per contrastare questa neoplasia.

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