Immaginate di trasformare ammassi nauseabondi di rifiuti e grassi fognari in un’essenza profumata. In Scozia, nei laboratori dell’Università di Edimburgo, è in corso una rivoluzione scientifica che utilizza i batteri per creare fragranze sostenibili a partire dai fatberg, accumuli di oli, grassi e rifiuti che ostruiscono le fogne. Questo processo innovativo non solo riduce l’impatto ambientale, ma rappresenta un esempio concreto di come la scienza possa trovare soluzioni creative a problemi urbani ed ecologici.
I fatberg, termine intraducibile in italiano, sono delle masse di rifiuti composti da oli, grassi uniti a salviette umidificate, preservativi e sacchetti di plastica. Una minaccia per i sistemi fognari britannici (e non solo), che necessitano di tanti soldi ogni anno per la loro rimozione. La bioingegneria entra in gioco trasformando questi ammassi in risorse preziose. Il team del professor Stephen Wallace utilizza batteri geneticamente modificati, programmati per scomporre i grassi e produrre pinene, una sostanza dal profumo di pino ampiamente utilizzata nell’industria cosmetica.
Il processo inizia con la sterilizzazione del materiale prelevato dalle fogne, per eliminare eventuali patogeni. Successivamente, i batteri modificati vengono introdotti nel substrato grasso, dove iniziano a nutrirsi, moltiplicarsi e produrre il composto profumato. Alla fine del processo, il fatberg si dissolve, lasciando un olio profumato che può essere impiegato per creare profumi o altri prodotti cosmetici.
Attualmente, i fatberg rimossi dalle fogne vengono inceneriti o smaltiti in discariche, contribuendo alle emissioni di gas serra e al degrado ambientale. Con questa nuova tecnologia, invece, si può dare nuova vita a questi rifiuti trasformandoli in risorse utili, promuovendo un’economia circolare. Inoltre, l’applicazione dei batteri direttamente negli impianti di trattamento delle acque reflue potrebbe prevenire la formazione di futuri blocchi di grasso e spazzatura, migliorando la gestione dei rifiuti urbani.
Staremo a vedere se questa rivoluzione continuerà a vele spiegate o se si fermerà sotto il peso della mancanza di investimenti e infrastrutture. E senza quei ricercatori in fuga verso paesi come Stati Uniti, Corea del Sud e Singapore, nazioni dove i finanziamenti sono più consistenti. C’è anche da superare la diffidenza di chi ha dubbi nell’utilizzare organismi geneticamente modificati.