Come fa il cervello a creare la coscienza? Perché siamo consapevoli di ciò che vediamo o pensiamo? A queste domande ha provato a rispondere un grande studio scientifico durato sette anni, pubblicato sulla rivista Nature e guidato dal Cogitate Consortium. Anche se non ha risolto il mistero, ha fatto scoperte importanti. Ha mostrato quali zone del cervello sono più attive quando siamo coscienti e ha messo alla prova due idee molto diverse su come funziona la coscienza.
I ricercatori hanno studiato 256 persone in diversi laboratori del mondo. Ai partecipanti venivano mostrate immagini e simboli mentre la loro attività cerebrale veniva registrata con strumenti avanzati. L’obiettivo era capire cosa succede nel cervello quando siamo consapevoli di uno stimolo, come un volto o una lettera.

Le due teorie messe a confronto sono la Teoria dell’Informazione Integrata (IIT) e la Teoria dello spazio di lavoro globale (GNWT).
- La IIT dice che la coscienza nasce quando le varie parti del cervello lavorano insieme e sono molto connesse.
- La GNWT dice che diventiamo coscienti quando alcune informazioni vengono “messe sotto i riflettori” da una rete di aree cerebrali e poi trasmesse a tutto il cervello.
Lo studio ha trovato che l’attività cerebrale legata alla coscienza si concentra soprattutto nella parte posteriore del cervello, cioè quella legata alla vista e alle immagini. Questo supporta l’idea della IIT, che dà molta importanza a queste zone. Invece, secondo la GNWT, la coscienza dovrebbe partire dalle zone frontali (quella della ragione e del pensiero), ma qui l’attività è risultata più debole.
Tuttavia, c’è stato anche un punto a favore della GNWT. In alcuni casi si è vista una comunicazione veloce tra le zone visive e quelle frontali del cervello, cosa che la IIT non prevedeva.
Un’altra scoperta importante è che l’attività del cervello rimane costante durante tutta l’esperienza cosciente, e non solo all’inizio o alla fine. Questo va contro la GNWT, che immaginava una specie di “accensione e spegnimento” della coscienza, e rafforza invece la IIT.
Nonostante queste scoperte, nessuna delle due teorie ha avuto ragione su tutto. Per esempio, la IIT prevedeva forti connessioni tra zone posteriori, che però non sono state trovate. La GNWT, invece, dava molta importanza alla parte frontale, che si è rivelata meno coinvolta.
Anche se lo studio non ha dato una risposta definitiva su dove nasce la coscienza, ha mostrato che la parte visiva e temporale del cervello è molto attiva quando siamo coscienti, e che la ricerca può proseguire confrontando in modo aperto idee diverse.
Capire la coscienza può aiutare i medici, ad esempio per capire se una persona in coma è ancora cosciente ma non può comunicarlo. Alcuni scienziati stanno lavorando a un dispositivo che potrebbe “misurare” la coscienza in pazienti non responsivi, usando onde magnetiche.