Nelle ultime settimane si è molto discusso degli astronauti bloccati da oltre nove mesi sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Gli statunitensi Suni Williams e Butch Wilmore sarebbero dovuti rimanere solo per otto giorni, ma a causa di problemi tecnici sulla capsula Starliner, la loro missione si è prolungata (ora però sono in viaggio verso la Terra). Come hanno fatto a respirare tutto questo tempo? Nello spazio non c’è aria, quindi gli astronauti devono fare affidamento su sistemi artificiali per ottenere ossigeno e rimuovere l’anidride carbonica.
Il processo avviene principalmente attraverso il Sistema di Controllo Ambientale e Supporto Vitale (ECLSS) a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS).

Come fanno l’ossigeno
L’ossigeno respirato dagli astronauti proviene da due principali fonti:
- Elettrolisi dell’acqua. Il metodo più usato sulla ISS. L’acqua viene scissa nei suoi elementi fondamentali (ossigeno e idrogeno) grazie a una corrente elettrica. L’ossigeno viene rilasciato nell’ambiente della stazione, mentre l’idrogeno viene espulso o combinato con anidride carbonica per produrre acqua.
- Serbatoi di ossigeno. Cilindri pressurizzati di ossigeno liquido o gassoso forniscono una riserva di emergenza.
Come eliminano l’anidride carbonica
La respirazione umana produce anidride carbonica, che deve essere eliminata per evitare effetti tossici. Sulla ISS, il sistema “Carbon Dioxide Removal Assembly” (CDRA) filtra e cattura il gas, impedendone l’accumulo.
L’aria a bordo della ISS è costantemente monitorata per garantire livelli di ossigeno sicuri e la rimozione di contaminanti. Ventilatori e filtri HEPA mantengono l’aria in movimento, evitando sacche di gas stagnante in microgravità.
E nelle tute spaziali? Durante le attività extraveicolari (EVA), gli astronauti respirano ossigeno puro proveniente da bombole integrate nella tuta spaziale. Prima di uscire dalla ISS, trascorrono un periodo di pre-respirazione, per eliminare l’azoto dal sangue ed evitare la malattia da decompressione.