È il 1976 quando una foto scattata dalla sonda Viking 1 della NASA scatena un mistero che ancora oggi fa discutere: quello del “Volto su Marte“. Ma è davvero un’antica scultura aliena, visibile sul Pianeta Rosso da milioni di chilometri di distanza, o solo un gioco di luci e ombre? Facciamo un po’ di chiarezza su questa faccenda, approfondendo la storia di una delle più affascinanti bufale degli ultimi tempi, tra scienza, immaginazione e la nostra eterna voglia di credere nell’ignoto.
Tutto inizia appunto il 25 luglio 1976: la sonda Viking 1, orbitando attorno a Marte, fotografa la regione di Cydonia, una pianura marziana costellata di colline e crateri. Tra le immagini trasmesse alla Terra, una si distingue in modo evidente: quella di una formazione rocciosa che, sotto la luce del sole, sembra un volto umano con occhi, naso e bocca ben definiti.
La foto, catalogata come “35A72“, diventa virale (per gli standard degli anni ’70) e accende l’immaginazione di scienziati, appassionati di UFO e teorici del complotto. È un monumento costruito da una civiltà marziana? Un messaggio per noi terrestri? La NASA, però, frena gli entusiasmi: si tratta solo di una collina erosa, illuminata in modo particolare.
Il “Volto su Marte” è un classico esempio di pareidolia, ossia quel fenomeno psicologico che ci porta a vedere forme familiari – come volti o figure – in immagini casuali, come nuvole o macchie. La bassa risoluzione della foto originale, scattata con la tecnologia degli anni ’70, contribuisce all’effetto: le ombre creano l’illusione di un volto scolpito. Anni dopo, quando sonde più avanzate come il Mars Global Surveyor (1998) e il Mars Reconnaissance Orbiter (2006) riprendono la stessa zona con immagini ad alta definizione, il mistero si dissolve. Il “volto” è solo una collina alta circa 400 metri, modellata dall’erosione e dai venti marziani. Nessun occhio, nessun naso, solo rocce e polvere.

Eppure la scienza non basta a spegnere le teorie alternative: negli anni ’80 e ’90, libri e documentari alimentano l’idea che il Volto sia parte di un complesso archeologico marziano, con tanto di piramidi e strutture geometriche nella regione di Cydonia. Autori come Richard Hoagland sostengono che la NASA nasconda la verità su antiche civiltà extraterrestri. Ma le immagini moderne parlano chiaro: le “piramidi” sono semplici formazioni naturali, e il Volto non è che un’illusione ottica.
Il fascino del Volto su Marte non risiede solo nella foto, ma in ciò che rappresenta: il nostro desiderio di non essere soli nell’universo. Fin dall’antichità, del resto, il genere umano osserva il cosmo alla ricerca di risposte, e Marte è da lungo tempo considerato un candidato ideale per ospitare vita al di fuori della Terra. La foto del 1976 arriva in un’epoca di fermento culturale, tra l’uscita di Guerre Stellari e il crescente interesse verso gli UFO. Non sorprende quindi che un’immagine così ambigua abbia acceso tante speranze e speculazioni.
Oggi sappiamo che il Volto su Marte non è una scultura aliena ma una formazione geologica, eppure la sua storia continua a ispirare: è apparso in film, libri di fantascienza e persino in videogiochi, diventando un simbolo della nostra curiosità cosmica. La regione di Cydonia resta sotto i riflettori: nel 2007 nuove immagini del Mars Reconnaissance Orbiter hanno mostrato altre formazioni che, con un po’ di immaginazione, ricordano animali o figure. La pareidolia colpisce ancora.