Quando gli astronauti delle missioni Apollo misero piede sulla Luna, si aspettavano solo polvere e rocce grigie. Invece, trovarono qualcosa di inaspettato e sorprendente: microscopiche sfere di vetro arancioni sparse sul suolo lunare come minuscoli gioielli. Sembravano decorative, ma erano molto più di questo. Quelle sferette nascondevano un segreto antico miliardi di anni, e solo oggi la scienza è riuscita a svelarlo. Le minuscole perle di vetro, ognuna più piccola di un granello di sabbia, si formarono tra 3,3 e 3,6 miliardi di anni fa, durante un’epoca in cui la Luna era tutt’altro che spenta. Allora, infatti, il nostro satellite era un mondo vulcanico e dinamico. Grandi eruzioni esplosive lanciavano materiale fuso dalle profondità interne verso la superficie. In quell’ambiente senza atmosfera, ogni goccia di lava espulsa si solidificava all’istante, formando minuscole sfere di vetro.
L’aspetto brillante e colorato dipendeva dalla composizione chimica e dalle condizioni in cui si erano formate.
Gli scienziati paragonano quelle antiche eruzioni a quelle delle Hawaii, ma senza aria e in condizioni estreme. E proprio l’assenza di atmosfera e agenti atmosferici ha conservato perfettamente le sferette per miliardi di anni. Per decenni, tuttavia, la tecnologia non era in grado di studiarle a fondo senza rischiare di alterarle. Solo oggi, con strumenti avanzati come i fasci ionici ad alta energia e i microscopi elettronici, gli studiosi possono finalmente analizzarle in dettaglio, lasciandole intatte.

Le sfere non sono tutte uguali: alcune sono arancioni e luminose, altre nere e lucide. Ogni variazione di colore e composizione racconta un diverso episodio dell’attività vulcanica lunare. Gli scienziati sono riusciti a capire che, nel corso del tempo, lo stile delle eruzioni è cambiato, il che suggerisce che anche l’interno della Luna si sia trasformato. Analizzare queste sfere è come leggere un antico diario scritto da un vulcanologo lunare: contengono indizi sulla temperatura, la pressione e la chimica delle viscere lunari in un’epoca in cui il Sistema Solare era ancora giovane e turbolento.
Come ha spiegato Ryan Ogliore, fisico dell’Università di Washington a St. Louis, queste perle sono “alcuni dei campioni extraterrestri più straordinari mai raccolti”. Grazie a esse, possiamo guardare indietro di miliardi di anni e scoprire che la Luna non è sempre stata il corpo silenzioso e spento che vediamo oggi. Un tempo era viva, esplosiva e geologicamente attiva. E quei piccoli vetrini arancioni ne sono la prova più brillante.