Ci sono persone che, nonostante l’età avanzata, hanno una memoria da elefante. Questi soggetti si chiamano familiarmente “SuperAger” e stanno avendo un ruolo fondamentale negli studi sull’invecchiamento. Qual è l’identikit del SuperAger? Deve avere almeno 80 anni e dimostrare, attraverso test cognitivi specifici, una capacità di memoria episodica equivalente a quella di persone tra i 50 e i 60 anni. La ricerca della Northwestern University ha esaminato quasi 2.000 candidati negli ultimi 25 anni, ma meno del 10% ha soddisfatto questi rigorosi criteri.
Gli studi condotti sui cervelli donati di 80 SuperAger hanno rivelato differenze strutturali sorprendenti rispetto ai loro coetanei. Le scoperte più significative riguardano specifiche aree cerebrali cruciali per la memoria e l’attenzione.
La responsabile dell’attenzione e del coinvolgimento cognitivo, ovvero la corteccia cingolata, risulta più spessa nei SuperAger rispetto anche a persone di 50-60 anni. Ma è nell’ippocampo, il centro della memoria, che emergono le differenze più notevoli. I SuperAger, infatti, presentano tre volte meno grovigli di proteine tau rispetto ai loro coetanei, una caratteristica fondamentale poiché questi accumuli proteici sono tra i principali indicatori dell’Alzheimer.

Particolarmente affascinante è la scoperta relativa alla corteccia entorinale, area essenziale per memoria e apprendimento. I neuroni di questa regione nei SuperAger non solo sono più grandi e sani, ma superano persino le dimensioni di quelli presenti in cervelli di trentenni. Questa integrità strutturale sembra fornire un’architettura neuronale più robusta e resistente. In sintesi, questi fortunati hanno una struttura neuronale e cerebrale più robusta.
E non solo. Parlando di risposta immunitaria del cervello, ovvero di reazione a stimoli aggressivi, i SuperAger mostrano livelli ridotti di microglia attivate nella sostanza bianca cerebrale, mantenendo valori paragonabili a quelli di persone tra i 30 e i 50 anni. Le microglia sono cellule immunitarie cerebrali che, quando iperattivate, possono causare infiammazione e danni neurali tipici delle malattie neurodegenerative.
Come fanno però a essere così? La risposta è sempre la stessa: genetica. I SuperAger non possiedono i geni di rischio maggiore per l’Alzheimer, come l’APOE4, suggerendo una protezione naturale. Tuttavia, gli scienziati stanno investigando se esistano geni specifici che conferiscono questa resistenza.
Contrariamente alle aspettative, i SuperAger non seguono necessariamente stili di vita esemplari. Alcuni presentano patologie cardiache, diabete o abitudini poco salutari. Ciò che li accomuna è piuttosto una forte propensione sociale e un senso di autonomia e indipendenza nelle scelte di vita.