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Home » Innovazione » Scienza » Le pupille ci parlano: ecco cosa fanno durante il sonno (e perché è importante)

Le pupille ci parlano: ecco cosa fanno durante il sonno (e perché è importante)

La dimensione delle pupille nel sonno rivela come il cervello consolida nuovi ricordi e protegge le memorie esistenti, evitando interferenze.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino4 Gennaio 2025
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dettaglio occhio femminile
dettaglio occhio femminile (fonte: Unsplash)
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Un recente studio condotto dalla Cornell University ha svelato che la dimensione delle pupille durante il sonno fornisce indizi preziosi su come il cervello organizza e consolida i ricordi. Attraverso l’uso di elettrodi cerebrali e avanzate telecamere per il monitoraggio delle pupille, i ricercatori hanno scoperto che la contrazione e la dilatazione delle pupille durante il sonno NREM (Non-Rapid Eye Movement) sono direttamente correlate alla rielaborazione di nuovi e vecchi ricordi.

Durante esperimenti su topi addestrati a svolgere compiti specifici, i ricercatori hanno notato che i ricordi recenti vengono rivissuti e consolidati quando le pupille si contraggono. Al contrario, i ricordi più datati vengono rielaborati quando le pupille si dilatano. Questo alternarsi di fasi permette al cervello di integrare nuove informazioni senza interferire con le conoscenze già acquisite, evitando così quello che gli scienziati definiscono “dimenticanza catastrofica”.

Primissimo piano di una pupilla
Primissimo piano di una pupilla (fonte: Unsplash)

La scoperta è cruciale per comprendere come il cervello umano mantenga un equilibrio tra apprendimento continuo e protezione della memoria esistente. I ricercatori hanno ipotizzato che il cervello utilizzi un “tempo intermedio” per separare efficacemente i processi cognitivi durante il sonno.

La capacità di gestire simultaneamente l’apprendimento di nuove informazioni e la conservazione di vecchi ricordi ha implicazioni anche per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, suggerendo approcci per migliorare l’efficienza delle reti neurali artificiali.

Questa ricerca, pubblicata sulla rivista Nature, non solo apre nuove strade per migliorare le tecniche di potenziamento della memoria umana, ma offre anche una chiave per decifrare il ruolo delle microstrutture del sonno nel garantire la nostra capacità di apprendere e ricordare.

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