C’è grande preoccupazione per la cosiddetta influenza australiana che in questo momento sta colpendo moltissime persone in Italia. Soprattutto per i sintomi che andrebbero a colpire in particolare il cervello, provocando encefaliti, nello scenario peggiore, e quella che gli esperti chiamano nebbia mentale. Pur non essendo la variante dominante stagionale (per quella dovremo attendere), l’attenzione è comunque altissima. Secondo il dottor Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCCS Ospedale Galeazzi e professore di Igiene all’Università degli Studi di Milano, però, i sintomi influenzali di tipo neurologico non sono frequenti.
Sì, possono esserci anche a livello molto intenso, ma senza coinvolgimento dell’encefalo. Da cosa dipendono allora i casi di encefalite legati a infezione da H3N2? Per Pregliasco dalla combinazione di alcuni meccanismi. Il primo, la cosiddetta tempesta citochimica, ovvero una grande risposta infiammatoria dell’organismo al virus. Il secondo sono i fattori autoimmuni. Quindi, si tratta di sintomi che colpiscono una minima parte di coloro che contraggono l’influenza e che hanno una situazione immunitaria già difficile.
L’influenza australiana è una variante della famiglia H3N2 ed è stata chiamata così perché che è stata isolata in Australia. Pregliasco, però, invita tutte e tutti a mantenere la calma, specificando che non tutte le persone che stanno prendendo ora l’influenza abbiano preso il ceppo australiano. I sintomi? Quelli classici: febbre alta a 38°, difficoltà nella respirazione e dolori muscolari o osteoarticolari.
La buona notizia è che essendo stato isolato in tempo, ci si può immunizzare nel vaccino per influenza già disponibile. Per sapere come prenotarlo e quando farlo c’è una sezione dedicata sul portale del Ministero della Salute che potrete trovare a questo link.