I sintomi della nuova variante Covid-19, Pirola, sono quelli classici della malattia, ovvero febbre alta, tosse, raffreddore e perdita del senso del gusto o dell’olfatto. Al momento, si tratta di una situazione che non desterebbe alcuna preoccupazione, ma si fa appello sempre a una giusta sorveglianza. E soprattutto al corretto sequenziamento e alla segnalazione di nuovi casi di Covid-19. La cui diffusione è legata a doppio filo alla velocità delle mutazioni virali. Sarebbero proprio queste a essere sotto la lente dell’Organizzazione mondiale della sanità, insospettita dalla presenza di nuovi casi di Pirola, senza alcun nesso epidemiologico. Ovvero, non legati a eventuali spostamenti.
Una di queste numerose variazioni è simile a quella della variante Delta, ormai scomparsa. Un’altra, invece, è vicina alla mutazione tipica del ceppo di Wuhan, ossia quello che diede inizio alla pandemia. Le indagini escludono per il momento una maggiore contagiosità rispetto al virus “classico”. Pirola, insomma, non sarebbe una variante più pericolosa rispetto alle altre. Ma nella comunità scientifica sono in pochi ad abbassare la guardia. Anzi, alcuni ritengono che Pirola possa essere addirittura un altro Covid. E che la sua sparizione non sarà immediata, data la diminuzione delle misure restrittive legate alla pandemia. E all’assenza di un vaccino valido per tutte le mutazioni.
Arturo (Xbb.1.16) ed Eris (Eg.5) sono le varianti virali più diffuse. Casi di Ba.2.86, questo il nome scientifico del virus, sono stati però segnalati in Israele, Danimarca, Regno Unito, Stati Uniti, Sud Africa e Svizzera. Nel caso dei contagiati americani, si tratta di persone di ritorno da un viaggio in Giappone. Quindi, comprensibilmente, potrebbe essere presente anche nel paese del Sol Levante.