“Strade? Dove stiamo andando non c’è bisogno di strade.” È una delle frasi più iconiche della trilogia Ritorno al futuro, che dal 1985 ha conquistato intere generazioni mescolando avventura, umorismo e sogni futuristici. Ma se si mettono da parte il fascino della DeLorean volante e l’energia del flusso canalizzatore, viene spontaneo chiedersi: quanto c’è di vero nella scienza raccontata da Robert Zemeckis? Alcune idee sono ancora fantascienza pura, altre invece hanno basi scientifiche reali o almeno plausibili.
L’intera saga si fonda sull’idea del viaggio nel tempo, reso possibile grazie al famigerato flusso canalizzatore alimentato prima da plutonio, poi da fulmini e infine da Mr. Fusion, un generatore funzionante con rifiuti domestici. Ovviamente, nella realtà non esiste nulla di simile. Tuttavia, l’idea del tempo come dimensione su cui è teoricamente possibile viaggiare non è campata in aria.

La relatività ristretta di Einstein, infatti, afferma che il tempo può rallentare per chi si muove a velocità prossime a quella della luce. Gli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale, ad esempio, invecchiano leggermente più lentamente rispetto a chi resta sulla Terra. Si tratta di un effetto misurabile, ma microscopico. Questo viaggio nel futuro, dunque, è reale, anche se non nel senso hollywoodiano. Per quanto riguarda il salto nel passato, invece, non esistono ancora modelli fisici convincenti che lo rendano possibile.
Se il viaggio nel tempo resta fantascienza, altri oggetti visti nel film sono diventati realtà, almeno in parte. L’hoverboard è stato sviluppato in versioni limitate da aziende come Lexus e Hendo, anche se funziona solo su superfici magnetiche particolari. Le scarpe autoallaccianti di Nike sono diventate realtà nel 2016, con modelli che si adattano elettronicamente al piede. Persino i pagamenti contactless e le videotelefonate, allora pura fantasia, oggi fanno parte della vita quotidiana.
Nel 2015 immaginato nel secondo capitolo, però, i fax sono ancora in uso e le email non esistono. E questo dimostra mostra quanto sia difficile anticipare davvero il futuro. In conclusione, Ritorno al futuro non è un film scientificamente accurato, ma è riuscito a stimolare l’immaginazione collettiva in modo profondo. Ha portato il pubblico a interrogarsi sul tempo, sull’energia e sul progresso tecnologico.