Due delle faglie sismiche più temute del Nord America potrebbero essere collegate in un modo che gli scienziati hanno appena iniziato a comprendere. La faglia di San Andreas, che attraversa la California da nord a sud, e la zona di subduzione della Cascadia, situata al largo delle coste di Oregon e Washington, potrebbero essere sincronizzate: un terremoto su una delle due faglie potrebbe innescare un evento sismico sull’altra, potenzialmente nel giro di poche ore.
La scoperta arriva da uno studio condotto da Chris Goldfinger, geologo marino della Oregon State University, e pubblicato di recente sulla rivista Geosphere. La ricerca ha analizzato oltre 3.100 anni di storia geologica attraverso campioni di sedimenti estratti dai fondali oceanici, rivelando schemi che suggeriscono una connessione sismica tra i due sistemi di faglie.
“Siamo abituati a sentir parlare del ‘Big One’ riferito a Cascadia come di un evento catastrofico enorme”, ha spiegato Goldfinger. “Bene, non è lo scenario peggiore”. Lo scenario peggiore, secondo i ricercatori, sarebbe proprio la rottura simultanea o quasi simultanea di entrambe le faglie, che metterebbe in ginocchio contemporaneamente città come San Francisco, Portland, Seattle e Vancouver.
Il team di ricerca ha esaminato strati di sedimenti noti come torbiditi, depositi lasciati da frane sottomarine spesso innescate da terremoti. Confrontando le torbiditi estratte da entrambi i sistemi di faglie, gli scienziati hanno trovato somiglianze nella struttura temporale e nella composizione, elementi che indicano una possibile sincronizzazione sismica.
In particolare, i ricercatori hanno identificato tre casi negli ultimi 1.500 anni in cui le rotture delle due faglie sembrano essere avvenute a distanza di minuti o ore l’una dall’altra. L’episodio più recente risale al 1700, quando un devastante terremoto colpì la zona di Cascadia. Le analisi suggeriscono che la San Andreas potrebbe essersi attivata quasi contemporaneamente.

L’origine di questa ricerca risale al 1999, quando Goldfinger e il suo team stavano perforando campioni di sedimenti nella zona di subduzione di Cascadia al largo della costa dell’Oregon. Un errore di navigazione li portò circa 90 chilometri a sud di Cape Mendocino, in California, nell’area della San Andreas. Decisero comunque di prelevare un campione, e quello che trovarono fu sorprendente.
Le torbiditi hanno tipicamente una struttura stratificata prevedibile, con sedimenti più grossolani sul fondo e sedimenti fini in superficie. Ma in questo campione, il pattern era invertito: sedimenti sabbiosi e grossolani in alto, sedimenti fini e limosi sul fondo. Questa anomalia suggeriva che lo strato inferiore fosse stato depositato da un terremoto sulla faglia di Cascadia e quello superiore da un successivo movimento della San Andreas, avvenuto poco dopo.
La datazione al radiocarbonio dei campioni prelevati a nord e a sud di Cape Mendocino, il punto dove le due faglie convergono, ha confermato l’ipotesi: la formazione di questi doppietti è spiegata meglio da terremoti su entrambi i sistemi avvenuti a breve distanza temporale, piuttosto che da scosse di assestamento o altre cause.
Sebbene i geologi ipotizzino da decenni che le faglie possano sincronizzarsi, fino ad oggi esisteva un solo esempio osservato del fenomeno: quello avvenuto a Sumatra nel 2004 e nel 2005, con due grandi terremoti distanziati di tre mesi. La ricerca di Goldfinger fornisce ora prove concrete che questo tipo di sincronizzazione può avvenire anche sulla costa occidentale americana.
Le implicazioni per la pianificazione delle emergenze sono enormi. “Ci si può aspettare che un terremoto su una sola delle due faglie richieda tutte le risorse del paese per rispondere. Ma se entrambe si attivassero insieme, avremmo potenzialmente tutte le principali città della West Coast in situazione di emergenza nello stesso momento“.