La Galassia dello Scultore – o NGC 253 – è un incanto cosmico che ci guarda da 11 milioni di anni luce di distanza. Grazie al telescopio europeo VLT in Cile e al suo sofisticato strumento MUSE, gli astronomi sono riusciti a catturarne un’immagine senza precedenti, in oltre 4.000 colori. Il risultato è un ritratto galattico straordinario, che rivela la complessa struttura di una delle galassie più vicine alla nostra. Ed è proprio questa posizione favorevole che ha permesso agli scienziati di osservarla in modo completo: sia nei minimi dettagli che nella sua forma d’insieme. Il risultato? Uno dei più affascinanti sguardi mai ottenuti su una galassia esterna.
Chiamata in questo modo dall’astronomo francese Nicolas-Louis de Lacaille, per la costellazione dello Scultore, nel cui territorio celeste si trova, la Galassia dello Scultore è simile alla nostra Via Lattea per massa e forma. Entrambe sono galassie a spirale barrata, ovvero con una barra centrale da cui si dipartono i bracci spiraliformi.

Ma c’è una differenza sostanziale: la Scultore ha un tasso di formazione stellare due o tre volte superiore a quello della Via Lattea. Quasi il 30% di queste nuove stelle si forma nel suo centro, in una zona detta regione starburst, ricca di gas ionizzato che brilla di luce rosa per effetto della radiazione delle stelle neonate.
Il segreto dietro questa visione mozzafiato è il MUSE, uno strumento capace di raccogliere migliaia di lunghezze d’onda diverse, ognuna corrispondente a una particolare firma luminosa. Questo consente agli scienziati di mappare in dettaglio la composizione chimica, l’età e il moto delle stelle, nonché il comportamento del gas interstellare che attraversa la galassia. In pratica, anziché una foto tradizionale, è come se avessero ottenuto una mappa interattiva della galassia, in grado di raccontare la sua storia dinamica.
Il progetto ha richiesto 50 ore di osservazione e 100 esposizioni fotografiche, ma ne è valsa la pena. L’immagine copre ben 65.000 anni luce di una galassia larga 88.000, e ha già portato a una scoperta significativa: 500 nuove nebulose planetarie. Questi gusci di gas e polvere, espulsi da stelle simili al nostro Sole nelle fasi finali della loro vita, sono molto difficili da rilevare fuori dalla nostra galassia. Avere così tanti rilevamenti in una sola volta è considerato eccezionale e rappresenta un aiuto prezioso per calcolare con precisione la distanza della galassia stessa.
Per gli astronomi, NGC 253 è un caso unico: troppo lontana per essere confusa con le stelle della Via Lattea, ma abbastanza vicina da permettere osservazioni dettagliatissime. Come ha spiegato lo scienziato Enrico Congiu, questa galassia rappresenta un ponte tra le analisi di dettaglio della Via Lattea e quelle più generali delle galassie lontane. In altre parole, studiarla aiuta a capire meglio l’intero universo.
Tra le meraviglie visibili nell’immagine spicca anche un cono di luce bianca che fuoriesce dal buco nero centrale della galassia: è gas ad alta energia che viene espulso dal nucleo. Attorno, invece, brillano regioni rosa accese dall’energia delle stelle appena nate, creando uno spettacolo cromatico che unisce bellezza estetica e valore scientifico.
Ma la ricerca non finisce qui. Il prossimo passo per gli scienziati sarà analizzare come i flussi di gas caldo si muovano all’interno della galassia, cambiando composizione chimica e dando origine a nuove stelle. Perché, come ha concluso Congiu, è ancora un mistero come processi così piccoli possano influenzare un’intera galassia grande migliaia di volte la Terra.