Nelle profondità più estreme degli oceani, dove la pressione è schiacciante e la luce del Sole non arriva mai, gli scienziati hanno fatto una scoperta straordinaria. Durante una spedizione scientifica condotta nell’estate del 2024, ricercatori cinesi e russi hanno utilizzato il sommergibile Fendouzhe per esplorare le fosse Kurili-Kamchatka e Aleutine occidentali nel Pacifico nord-occidentale. Quello che hanno trovato ha dell’incredibile: comunità di vermi tubolari giganti e molluschi che vivono a profondità superiori ai 9.500 metri, stabilendo un nuovo record mondiale per la vita complessa nelle profondità oceaniche.
Il sito più profondo, denominato “The Deepest” dai ricercatori, si trova a 9.533 metri sotto il livello del mare. Per dare un’idea di quanto sia estremo questo ambiente, la pressione lì è quasi mille volte superiore a quella che sperimentiamo sulla superficie terrestre. Eppure, questi organismi non solo sopravvivono, ma formano vere e proprie oasi di vita.
A differenza della maggior parte della vita sulla Terra, che dipende dalla fotosintesi delle piante per ottenere energia, queste comunità abissali si basano su un processo chiamato chemiosintesi. I batteri microscopici convertono sostanze chimiche come idrogeno solforato e metano in energia utilizzabile, creando la base della catena alimentare in questi ambienti estremi.

Gli scienziati hanno identificato che queste comunità sono sostenute da fluidi ricchi di idrogeno solforato e metano che vengono trasportati lungo faglie che attraversano strati sedimentari profondi nelle fosse. Questi fluidi risalgono dalle profondità della Terra attraverso fratture geologiche, portando con sé i “nutrienti” necessari per alimentare questo inaspettato ecosistema.
Le creature scoperte includono diverse specie di vermi tubolari della famiglia Siboglinidae, alcuni dei quali raggiungono i 30 centimetri di lunghezza, e molluschi bivalvi specializzati. Questi organismi hanno sviluppato adattamenti straordinari per sopravvivere in condizioni che distruggerebbero la maggior parte delle forme di vita conosciute.
I vermi tubolari, ad esempio, non hanno apparato digerente e dipendono completamente dai batteri simbiotici che vivono nei loro tessuti. Questi batteri convertono le sostanze chimiche dell’ambiente in nutrimento per l’ospite, creando una partnership biologica perfetta per la sopravvivenza negli abissi.
La ricerca ha rivelato anche che queste comunità chemiosintetiche si estendono per oltre 2.500 chilometri lungo il fondo delle fosse oceaniche, suggerendo che questo fenomeno potrebbe essere molto più comune di quanto precedentemente immaginato. Gli scienziati pensano che i microbi in questa nuova rete possano invece capitalizzare il carbonio che si è accumulato nella fossa nel tempo, processandolo per creare sostanze chimiche che filtrano attraverso le crepe nel fondale oceanico.