Il telefono è diventato uno strumento indispensabile per tutti noi, e ci consente ormai di svolgere una gran quantità di operazioni che vanno ben oltre la possibilità di comunicare con chi è lontano. Ma a chi dobbiamo questa straordinaria invenzione? Come spesso accade, numerosi scienziati si sono avvicendati nello sviluppo di una tecnologia che facilitasse la realizzazione di un mezzo di comunicazione così complesso – anche nelle sue versioni più rudimentali – ma la sua ideazione vera e propria è stata a lungo contesa da due di loro: Alexander Graham Bell e Antonio Meucci. Vediamo insieme chi ha “vinto”.
Antonio Santi Giuseppe Meucci, fiorentino di nascita, lavorò per qualche anno come attrezzista al Teatro della Pergola, sfruttando le sue grandi competenze in meccanica. In questo periodo mise a punto un “telefono acustico” che consentiva la comunicazione tra il palcoscenico e la graticcia di manovra (posta a 18 metri di altezza), grazie a un tubo acustico incassato nel muro. In seguito egli si trasferì con la moglie Ester a L’Avana per lavorare come ingegnere, macchinista e disegnatore scenico in un teatro locale.
Negli anni trascorsi a Cuba la sua popolarità crebbe non solo per il suo lavoro in teatro (in cui introdusse un nuovo complesso di sipari e un sistema di ventilazione), ma anche per le sue invenzioni e i suggerimenti forniti a medici, ingegneri e altri meccanici. Proprio in occasione di una di queste consulenze, sperimentando una sessione di elettroterapia su pazienti affetti da reumatismi, egli scoprì che la voce poteva essere trasmessa per via elettrica: lo strumento utilizzato, da lui ideato, venne chiamato telettrofono. Era il 1849.
Il prototipo del primo sistema telefonico di Antonio Meucci (fonte: Museo Marconi)L’anno seguente, allo scadere del contratto a L’Avana, i coniugi Meucci si trasferirono a Staten Island, New York, dove lui aprì una fabbrica di candele che trasformò ben presto in una fabbrica di birra lager: entrambi questi tentativi ebbero scarso successo, e cominciarono i primi problemi economici della famiglia. Pochi anni dopo Ester sviluppò una grave forma di artrite reumatoide, che la costrinse a letto: per comunicare con lei da 2 piani di distanza, Meucci tornò al suo telettrofono e costruì un collegamento telefonico permanente tra cantina e stanza da letto.
Negli anni successivi Meucci continuò a perfezionare la sua invenzione, che depositò all’ufficio brevetti di Washington a fine 1871: si trattava tuttavia di un brevetto provvisorio, da rinnovare annualmente al costo di 10 dollari in attesa di trovarne altri 250 per il brevetto definitivo. L’anno dopo Meucci chiese all’American District Telegraph Co. di New York, tra i cui consulenti figuravano gli inventori Alexander Graham Bell ed Elisha Gray, il permesso di utilizzare il telettrofono sulle sue linee telegrafiche. Non ricevendo risposta per ben 2 anni, egli richiese indietro i disegni della sua invenzione ma gli fu detto che erano stati smarriti. Sempre nel 1874 Meucci fu costretto a far decadere il brevetto del telettrofono, non potendosi più permettere di rinnovarlo.
Il 7 marzo 1876, 149 anni fa, Bell brevettò il suo telefono elettrico, che fu subito un’invenzione di straordinario successo. Il lavoro di Meucci, che non aveva modo di dimostrare dal punto di vista legale di aver brevettato un apparecchio sospettosamente simile a quello solo qualche anno prima, venne così oscurato da quello del collega scozzese, che per lungo tempo venne considerato unanimemente l’inventore del telefono. Solo l’11 giugno 2002 la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha chiesto in una Risoluzione ufficiale di riconoscere “la vita e i risultati” di Meucci e il suo contributo alla sua invenzione, ma essa non è stata uniformemente accettata: la Camera dei Comuni del Canada, ad esempio, ha ribadito con una mozione parlamentare l’attribuzione a Bell dell’invenzione del moderno telefono.