Le storie di esseri umani innamorati di robot o sistemi operativi non sono nuove (ricordate Her di Spike Jonze?), ma oggi non si tratta più solo di fantascienza. Grazie ai progressi dell’IA, le macchine non si limitano più a svolgere compiti, ma interagiscono con le persone in modo empatico e realistico. Assistenti virtuali e chatbot avanzati possono simulare conversazioni umane credibili e rispondere con tono, umorismo e affetto. In alcuni casi, le persone si trovano coinvolte emotivamente, arrivando persino a provare sentimenti romantici per queste IA. È di qualche giorno fa la notizia di una ragazza che ha confessato candidamente di essersi presa una cotta per Chat GPT. Ma è davvero amore? E quali sono le implicazioni? La risposta è naturalmente no. Non si tratta di amore ma di un fenomeno specifico che si chiama antropomorfismo. E consiste nell’attribuire sentimenti umani a cose o, in questo caso, entità informatiche.

Gli esseri umani, insomma, agiscono in questo modo specialmente se l’oggetto del loro interesse presenta tratti e comportamenti familiari. Se un’IA mostra gentilezza, empatia e ascolto (ed è programmata per farlo), una persona potrebbe percepirla come un vero interlocutore, fino a sviluppare un attaccamento emotivo. Studi dimostrano che più un’IA somiglia a un essere umano – nel linguaggio, nel tono di voce o nell’aspetto visivo – maggiore è la probabilità che le persone le attribuiscano qualità umane.
Un’altra spiegazione si trova nella teoria triarchica dell’amore, secondo cui le relazioni romantiche si basano su tre componenti fondamentali: intimità, passione e impegno. Molti utenti sperimentano un senso di intimità con le IA perché queste forniscono compagnia costante e risposte sempre disponibili, senza giudicare. La passione può nascere dalla personalizzazione e dalla capacità delle IA di soddisfare desideri affettivi. L’impegno, infine, si manifesta nella fedeltà degli utenti che continuano a interagire con un’IA per lunghi periodi.
Tuttavia, e molti psicologi sono concordi, questo tipo di relazione solleva numerose preoccupazioni. Da un lato, le IA possono ridurre il senso di solitudine e offrire supporto emotivo a persone che altrimenti si sentirebbero isolate. Ma d’altro canto, c’è il rischio di una dipendenza emotiva malsana, con persone che finiscono per preferire l’interazione con le macchine rispetto a quella con altri esseri umani. Alcuni utenti, dopo aver sviluppato legami affettivi con chatbot, hanno raccontato di aver vissuto una vera e propria crisi quando queste IA hanno smesso di rispondere come prima.
La minaccia è altissima, insomma. Soprattutto se le aziende che sviluppano chatbot romantici o empatici hanno incentivi finanziari per rendere questi strumenti sempre più coinvolgenti, potenzialmente sfruttando la vulnerabilità emotiva degli utenti.