Chi l’avrebbe mai detto che un semplice pezzo di stoffa e uno scienziato scozzese sarebbero stati i protagonisti della prima fotografia a colori della storia? Accadde proprio questo nel 1861, grazie all’ingegno e l’intuizione di James Clerk Maxwell, un celebre fisico noto soprattutto per i suoi studi sull’elettromagnetismo dai quali ne ricavò quattro importanti equazioni differenziali che aprirono le porte alla futura teoria della relatività e della meccanica quantistica.
Maxwell nacque ad Edimburgo nel 1831 e fin dalla adolescenza manifestò la sua grande passione per la scienza che si trasformò in una brillante carriera universitaria tra Edimburgo e Cambridge, svettando come uno dei migliori studenti nella Gran Bretagna. Oltre le fondamentali scoperte delle onde elettromagnetiche, Maxwell fu il primo scienziato a dimostrare l’esistenza di una teoria del colore, ovvero che combinando diversi colori si sarebbe ottenuto l’intero spettro di luce visibile. Fu proprio questo esperimento a concepire la prima fotografia a colori della storia!

Collaborando con il fotografo Thomas Sutton, l’inventore della fotocamera reflex, ideò un sistema rivoluzionario. Utilizzò tre filtri colorati (rosso, verde e blu) per scattare tre foto in bianco e nero ognuna scattata attraverso un filtro colorato diverso. Proiettando le tre immagini sovrapposte con luce bianca si otteneva una magia per l’epoca, ovvero una fotografia a colori che combaciava con la realtà! Ma quale fu il soggetto scelto della fotografia? Un nastro di tartan, il classico motivo scozzese a quadri era un modello perfetto. A parte il protagonismo patriottico, il tartan era caratterizzato da un contrasto geometrico colorato che ben si prestava all’esperimento tecnico. La resa finale del complesso intreccio di colori avrebbe decretato la riuscita o il fallimento dell’esperimento.
C’è da sottolineare che l’immagine ottenuta non era una fotografia vera e propria, ma era l’unione delle proiezioni di un negativo fotografico che fu un grande miracolo scientifico. Seppur al giorno d’oggi ci sembra normale vedere immagini a colori ovunque, l’esperimento di Maxwell fu una prodigiosa rivoluzione visiva. Eppure questo risultato incredibile non fu utilizzato subito su larga scala. La fotografia a colori su grande scala arrivò solo decenni più tardi, con l’invenzione del processo Autochrome nel 1907 da parte dei fratelli Lumière e soprattutto con l’invenzione della pellicola Kodachrome negli anni ’30 grazie all’azienda Kodak.
Oggi le lastre originali di Maxwell sono conservate con cura a Cambridge ed una replica fedele si può ammirare alla James Clerk Maxwell Foundation di Edimburgo. Il lascito dell’intuizione di questo grande fisico la sperimentiamo ogni giorno, ogni volta che apriamo i nostri smartphone, quando andiamo al cinema e accendiamo la televisione ed in ogni immagine digitale a colori che vediamo apparire sugli schermi. Maxwell ci ha regalato lo spettacolo del reale a colori, varcando la porta dell’immaginazione!