La Corea ha conquistato il mondo occidentale a colpi di skin care e oggi si prepara a farlo anche con la sua cucina. Non è un caso, dunque, che sempre maggior curiosità si sia accesa intorno a quello che viene definito il Korean Temple Food. Ossia il cibo ispirato a ciò che mangiano i monaci buddisti all’interno dei loro templi. Un dieta particolare in cui vige la consuetudine di non sprecare neanche un chicco di riso.
La filosofia del Temple food
Nei templi buddisti tutto è considerato parte della pratica. Dalla coltivazione delle verdure alla preparazione del cibo, monaci e monache sono direttamente coinvolti nell’intero processo. I praticanti monastici, dunque, ritengono importante essere sempre grati per gli sforzi di tutti coloro che sono coinvolti nella preparazione del cibo.
Un’attitudine che si esprime anche nella filosofia di usufruire solo della quantità necessaria al loro sostentamento fisico, senza lasciare avanzi nelle ciotole. Questo approccio distintivo alla preparazione del cibo è stato gradualmente modellato nel corso di molti secoli, basato sul fondamento della filosofia e della pratica buddista.
Per quanto riguarda la qualità del Tempe Food, poi, si tratta di cibo assolutamente naturale e salutare che trae ispirazione dalle coltivazioni di stagione per dare conforto sia al copro che alla mente. Diversi ingredienti vengono accuratamente combinati per insegnare una lezione di convivenza pacifica e la verità dell’interconnessione di tutti gli esseri.
Gli alimenti evitati
Tradizionalmente il Temple Food, basandosi sulla filosofia buddista evita l’uso della carne. D’altronde, nel Sutra del Nirvana proprio il Buddha dice che “mangiare carne spegne i semi di compassione“. Ossia la capacità di abbracciare tutti gli esseri viventi. Da qui, dunque, si deduce una prevalenza di prodotti vegetali purché non siano le cinque erbe piccanti:
- Cipolla
- Aglio
- Erba cipollina
- Cipolle verdi
- Porri
Queste tecnicamente vengono definite come o-shin-chae e sono evitate perché potrebbero ostacolare la pratica della meditazione. Oltre a questo, poi, il divieto mira anche a prevenire qualsiasi attaccamento al sapore forte delle spezie.
Le erbe selvatiche e il Kimchi
I templi buddisti sono da sempre collocati in luoghi ascetici, circondati dalla natura più lussureggiante. Questo vuol dire che i monaci da sempre sono abituati ad usufruire dei prodotti di stagione, usati anche per la lavorazione di aromi naturali. Questi alcuni dei condimenti, ad esempio, che vengono utilizzati per realizzare il Kimchi, uno dei piatti più noti della cultura coreana.
- Polvere di funghi
- Polvere di alghe
- Polvere di semi di perilla
- Polvere di fagioli crudi
- Polvere di jae – pi
Questi ingredienti, dunque, vengono utilizzati per esaltare il naturale sapere degli alimenti e, attualmente, stanno sostituendo sempre più frequentemente dei condimenti artificiali, potenzialmente dannosi per la salute. Altro protagonista del Temple Food è il così detto cibo fermentato. Nello specifico si tratta di:
- Salsa di soia
- Pasta di soia
- Pasta di peperoncino
- Aceto
- Punch di riso
- Tè agli aghi di pino
In questo modo, dunque, l’intera pratica della preparazione diventa un viaggio spirituale in cui non solo si ottiene una connessione con la totalità del mondo circostante, ma il corpo è concepito come un recipiente da colmare con armonia e benessere.