Il Pandoro è uno dei dolci più iconici del Natale italiano nato a Verona nel XIX secolo grazie al panificatore Domenico Melegatti. Questo, infatti, decide di trasformare ed evolvere una specialità locale, il levà, in un prodotto più raffinato e adatto alla commercializzazione. Da quel momento il Pandoro conquista le tavole natalizie degli italiani, contendendosi il primato con l’altrettanto storico Panettone.
Non tutti sanno, però, che le origini di questo dolce veronese sono anche avvolte in un alone di leggenda. Si narra, infatti, che la sua forma caratteristica, a stella a otto punte, sia stata ispirata alle cime innevate delle Alpi, simboleggiando così il paesaggio natalizio. Il nome stesso, “pandoro”, poi, deriverebbe da “pane d’oro”, in riferimento al suo colore dorato e alla sua consistenza soffice e delicata.
D’altronde, a renderlo così piacevole al palato sono gli ingredienti, farina, uova, burro, zucchero e lievito di birra. Per non parlare di una lavorazione ancora oggi piuttosto complessa e con tempi lunghi. L’impasto, infatti, per diventare così soffice e alveolato, deve lievitare a 26 – 28° per un totale di ben 12 ore.
L’impasto, infatti, deve essere triplicato, se non addirittura quadruplicato rispetto al punto di partenza. Come se non bastasse, ad aumentare la difficoltà di preparazione, si aggiungono anche tre diversi step che, a loro volta, coincidono con l’aggiunta di ingredienti ed altre ore di lievitazione.
In sostanza, dunque, non è certo impossibile preparare un Pandoro in casa ma la possibilità che si ottenga un prodotto soddisfacente potrebbero essere basse. Per evitare frustrazioni si consiglia i più pigri e meno impavidi ai fornelli di ricorrere al proprio pasticcere di fiducia. In questo modo si è sicuri di gustare la versione migliore di questo dolce della tradizione natalizia.