Lo abbiamo visto ieri nella sesta serata di MasterChef Italia 13, il cyber egg di Davide Scabin non è proprio una passeggiata. L’uovo cibernetico, creato dal celebre chef nel 1998, è un piccolo miracolo di architettura gastronomica che, per quanto interessante, sembra un po’ passato di moda. Tra i motivi di questo c’è il naturale passare del tempo, che ha fatto leggermente invecchiare una creazione di per sé sorprendente. E naturalmente la non immediatezza della preparazione.
L’uovo alla Scabin, infatti, viene totalmente ricreato, con l’uso di una pellicola da cucina. Il guscio sparisce e al suo posto c’è una sorta di doppia camera d’aria trasparente, farcita con tuorlo crudo, scalogno tritato finemente, caviale, pepe e qualche goccio di vodka. Un piatto avveniristico che si gusta senza posate, ma con l’utilizzo di un piccolo bisturi per incidere la pellicola, con l’accompagnamento di un bicchiere di vodka secca ghiacciata.
Insomma, come detto non la pietanza più facile da replicare e da presentare nel menù di un ristorante, anche stellato. Una prelibatezza, ideata da uno chef straordinario, che però non tutte e tutti possono gradire (Settimino docet). Forse oggi si cercano cibi meno elaborati e più semplici. Questo, però, nulla toglie alla grandezza di una creazione che ha fatto passare Scabin alla storia della cucina.